La guerra e i diritti
civili, un binomio spesso inconciliabile. Intanto la Convenzione europea
evidenzia la crisi dell'Ulivo ed esalta il potere delle destre.
GUERRA E DIRITTI
CIVILI Le condizioni alle
quali sono costretti i prigionieri taleban nella base americana di Guantanamo
costringono ad alcune riflessioni sulla guerra stessa. L'Occidente ha condotto
la guerra in Afghanistan svolgendo il doppio ruolo di parte lesa e di giudice.
In questa maniera si è sottratto ad ogni controllo internazionale,
creando le regole del conflitto. Il fatto è reso evidente dal trattamento
dei taleban prigionieri. Il risultato è che al diritto si sostituisce
il principio della forza senza con questo eliminare il terrorismo. Lo stesso
comportamento è tenuto da Sharon in Palestina con il risultato di
accentuare il conflitto. L'unica alternativa a questi comportamenti è
dare legittimità ad organismi internazionali e al diritto.
LA CONVENZIONE
EUROPEA La Convenzione europea
è chiamata a dare risposta ad una serie di quesiti che dovrebbero
preparare una Costitu-zione europea. Oggi l'Europa è una specie
di associazione di stati nazionali, spesso in contrasto fra di loro. Il
quesito fondamentale riguarda la domanda se sia possibile creare una unità
più organica o limitarsi ad una federazione di Stati nazionali.
E' probabile prevalga la seconda ipotesi, anche se l'unione monetaria e
i processi di globalizzazione richiederebbero una unione a più ampio
respiro.
LE DESIGNAZIONI La designazione dei
rappresentanti alla Convenzione ha creato problemi. In un primo tempo in
Belgio accanto al presidente della Convenzione Giscard d'Estaing erano
stati designati due vice. Fra di essi c'era Amato. Alcuni paesi chiesero
di mettere Amato in conto alla delegazione italiana. A buon diritto Berlusconi
protestò, dicendo che toccava al governo designare il proprio rappresentante
individuato in Fini. Dopo polemiche - e anche per non dover rinunciare
alle capacità di Amato - pure i paesi indecisi hanno accettato che
siano presenti Amato (come fuori quota) e Fini. Anche la designazione dei
rappresentanti delle Camere ha dato motivo a polemiche. Polemiche interne
all'Ulivo, con accuse a Rutelli di aver boicottato la candidatura di D'Alema.
Ma anche polemiche con Pera che si sarebbe lasciato guidare da Berlusconi
nella scelta di Dini.
LA CRISI DELL'ULIVO Le ultime vicende hanno evidenziato
una crisi che ha radici più profonde. Fin dall'inizio l'Ulivo ha
sofferto di una tensione fra i centristi, che pretendevano di dover svolgere
un ruolo decisivo per la conquista dei moderati, e i DS che aspiravano
ad un ruolo egemone. La sconfitta alle elezioni, più vistosa sul
piano dei seggi che dei voti, ha accentuato questa tensione. Invece di
svolgere una opposizione al governo elaborando una politica alternativa
è sembrato che si svolgesse una competizione fra Margherita e DS.
Il ruolo di Rutelli poi non è servito ad unire la coalizione. Eppure
un Ulivo forte e serio è necessario. Senza opposizione non c'è
democrazia.