CIRIE’ - Le due pale
d’altare di Defendente Ferrari presenti a Ciriè, nelle chiese di
S. Giovanni Battista e del Santo Sudario, sono entrambe di provenienza
agostiniana. Nell’ “Assunta”, il “petit-maître” chivassese, molto
amato da Bernard Berenson, ha steso un chiarore sovrannaturale dietro alla
Vergine, incoronata dal figlio, mentre al di sotto s’agitano gli Apostoli
intorno al sepolcro fiorito di rose, rosse e bianche, tra il verde.
La scritta commenta,
in lettere luminose sul nero: “Que est ista que progreditur quasi aurora?”.
Tra i Santi protettori
della comunità ciriacese, al di là del Battista, prevale,
per valori di volume e prospettiva, il bianco cavallo, con finimenti rossi,
del san Martino ed il povero.
Nella predella si rinvengono,
in un’altra iscrizione, posta al centro, la committenza e la data: “Hoc
opus fecerunt fieri mercatores lanor(um) ciriaci: 1516”. In essa, che tratta
la morte e i funerali della Vergine, tra i Ss. Agostino e Nicola da Tolentino,
andrà ancora segnalato l’inserto delle mani mozzate, rimaste attaccate
al feretro, dell’ebreo dei vangeli apocrifi.
La “Madonna del popolo”,
invece, dell’anno 1519, nel formato ridotto ovale, ripropone in modi moderni
lo schema iconografico medievale della “Madonna di Misericordia”: una rivisitazione
che, nonostante la persistente nostalgia per l’oro, si colloca sotto il
segno rinnovato del cielo che dal blu intenso trascorre verso l’azzurro,
su un tratto abbreviato di paesaggio, e dell’attenzione ai ritratti dal
vero, individuati tra la folla degli astanti.
La scritta “Ora pro
populo” sarà da intendersi in senso largo: includendo, cioè,
nella richiesta di protezione sia i potenti che la gente comune, segnalata
dai ceri accesi.
Anche la scelta del
profilo, così difficile, evidente nel papa e nell’imperatrice in
primo piano, denota una resa sensibile, spirante vita, che ancor più
risalta a confronto della pesantezza dei tessuti.
Di grande autorevolezza
sono, viceversa, sia il S. Ciriaco, in piviale rosso, mitra e pastorale
dorato, che il S. Nicola da Tolentino, in saio monacale scuro, con i soliti
attributi del crocifisso, del giglio e del libro, con la particolarità
però delle dita estreme schiacciate della mano che ne regge il peso.
Concludendo su Defenden-te,
si può dire che la sua attività per gli Agostiniani di Ciriè
s’inserisce in un momento felice e coerente della sua lunga carriera, quando
emergono a pieno le sue qualità professionali e poetiche, anche
in dettagli raffinati e macabri.
Non possiamo che rammaricarci,
invece, per il fatto che il complesso architettonico di convento e chiesa
di Sant’Agostino, fuori le mura, sia stato distrutto perché le sopravvivenze
di primo Cinquecento ci indicano che era un centro di cultura attento nei
confronti delle tendenze più importanti della pittura piemontese.
Ritornando nella parrocchiale
aggiungiamo che l’arredo liturgico degli altari più artisticamente
prestigiosi si completa con un Crocefisso trecentesco, dalla forma mistilinea
nei terminali della Croce, con fiotti di sangue zampillanti dall’enorme
ferita al costato.
La Chiesa di S. Giovanni
Battista di Ciriè, quindi, restaurata all’interno nel suo decoro
ad affresco, è in grado ora di accoglierci in maniera severa ma
confidente.
aldo moretto