Non sono molte le novità
nella politica internazionale, mentre vivaci sono le polemiche in Italia.
NEL MONDO La guerra degli USA
contro il terrorismo prosegue senza grandi risultati. Ora sembra mirare
alle Filippine. Intanto la partecipazione italiana inizia con intoppi,
forse voluti. Tesa la situazione fra India e Pakistan, come fra Israele
e Palestina. Difficile prevedere, infine, la soluzione della crisi argentina.
Cinicamente possiamo dire "niente di nuovo sotto il sole".
ITALIA ED EUROPA Le dimissioni del ministro
Ruggiero hanno aperto in Italia ed in Europa un dibattito sul coinvolgimento
italiano nella costruzione dell'unità europea. Diverse considerazioni
e analisi vanno fatte. In primo luogo il nazionalismo in un mondo globalizzato
è perdente. Ed è pure perdente privilegiare un rapporto con
gli Usa rispetto all'Europa: significa accettare di essere una colonia.
In secondo luogo Berlusconi - al di là di una delle sue solite bugie,
cioè che Ruggiero aveva un incarico a tempo - preferendo Bossi,
Tremonti e Martino all'ex ministro degli esteri ha di fatto compiuto una
scelta nazionalista. In terzo luogo i riconoscimenti successivi sull'europeismo
dell'Italia hanno un senso tattico. L'Europa non può perdere uno
dei soci fondatori. Questo dovrebbe aumentare il senso di responsabilità
del governo e del suo presidente. Ma sono responsabili frasi come "sono
l'uomo giusto al posto giusto"? In quarto luogo l'opposizione dovrebbe
accentuare il proprio ruolo non in difesa di Ruggiero, ma in difesa di
quanto si è costruito in materia di unità europea. In quinto
luogo sarebbe interessante vedere emergere le differenze, notevoli, in
seno alla maggioranza, fra europeisti e nazionalisti.
UNA O PIU' GIUSTIZIE? L'inaugurazione dell'anno
giudiziario con i rituali interventi delle autorità preposte ha
evidenziato un conflitto ormai evidente. Ed è il conflitto fra un
potere che sta difendendo, a volte anche con toni fuori dalle righe, la
propria autonomia e il potere politico che cerca di porre dei paletti a
quello giudiziario. E' abbastanza chiaro che uno degli obiettivi della
CdL consiste nel limitare l'azione dei magistrati. I segnali sono innumerevoli.
Pensiamo alle norme sulle rogatorie internazionali, per di più rese
retroattive; o ai tentativi per bloccare il processo sulla Sme a Milano
con cavilli formali. La proposta di reintrodurre l'autorizzazione a procedere
per i parlamentari è in linea con la restaurazione della destra.
Il risultato sarebbe l'esistenza di diverse giustizie: una più che
garantista per i potenti, altre più sbrigative per i poveracci.
Non è demagogia, purtroppo. Borrelli ha drammatizzato una situazione
reale e l'estensione della protesta dei magistrati, per lo più di
estrazione conservatrice, prova un malessere fondato.
SCUOLA E LAVORO Altri punti caldi.
La riforma della Moratti che non ha l'accordo neppure della maggioranza.
Le proposte di Maroni che hanno provocato un intervento mediatore di Ciampi.
Vedremo gli sviluppi.