PALAZZO - Non ci voleva,
forse, l’abilità di un Sherlock Holmes per arrivare a scoprire chi
fosse lo sconosciuto “sacerdote canavesano” (La Stampa, domenica 16 dicembre),
sottoposto ad un intervento chirurgico di by-pass coronarico, intervento
realizzato secondo metodiche e strumentazioni (il robot, appunto) fortemente
innovative...
C’è chi aveva
tirato ad indovinare, mettendo insieme indizi ed informazioni udite qua
e là. A cominciare dai miei parrocchiani di Palazzo, ai quali ho
dovuto pur dire qualcosa prima di recarmi in ospedale...
Ora, appurato - se
ancora ce n’è bisogno - che il paziente operato con il robot è...
il sottoscritto, e tornato a casa, mi trovo a raccogliere alcune riflessioni
sull’esperienza che ho vissuto. Le condenso in alcune considerazioni strettamente
(ma, forse, non del tutto) personali, senza pretendere di dire cose che
valgano per tutti.
1. Pur prescindendo
dagli aspetti medici, non si può fare a meno di pensare al “prima”,
a quanto può, se non causare, almeno favorire certe cose. Ho imparato,
in primo luogo, quanto poco ci prendiamo cura di noi stessi. Ci amiamo
poco e ci maltrattiamo assai! Corriamo da mattina a sera, presi da mille
cose. Tralasciamo di ascoltare indizi che possono condurci a “verità”
importanti, anche se scomode e difficili ad accettarsi, riguardanti la
nostra salute. Spesso rinviamo ad un “dopo” non meglio definito, con grande
superficialità... Di questa carenza “culturale” riguardo ad un corretto
rapporto con il nostro corpo non soffriamo, forse, in modo particolare,
noi preti? Non occorre, forse, a cominciare da noi stessi, restituire valore
etico ed educativo alla cura di se stessi?
2. Certo, non è
simpatico scoprire che una coronaria non funziona... Eppure, nell’operazione
non ho potuto non provare entusiasmo per le nuove risorse che la cultura
tecnologica, in campo medico, mette a disposizione, non solo per quanto
riguarda il successo dell’intervento, ma anche le condizioni del paziente
e l’aiuto che gli viene offerto per facilitarne la ripresa. Certo, occorre
evitare facili illusioni. Forti limiti sussistono per ora, sia sul lato
delle competenze necessarie per utilizzare strumentazioni di avanguardia,
sia sul lato delle patologie alle quali, per ora, si può venire
incontro. E’ quanto mi veniva ricordato negli interessanti colloqui che
ho avuto modo di avere con membri del Cardioteam dell’eporediese Marco
Diena, davvero in prima fila fra gli esperti mondiali in materia. I cammini
della ricerca scientifica, ancorché affascinanti e dagli esiti imprevedibili,
richiedono però pazienza e vigilanza su possibili, facili illusioni.
3. Restiamo in tema
di cuore. La liturgia, soprattutto nel tempo di Avvento e Natale, ci ricorda
che spesso è un problema di cuore, e non solo di muscolo cardiaco.
Di cuore “nuovo”. Di quali “by-pass” ha bisogno ancora il nostro cuore
per irrorarsi di nuovo sangue, e riprendere nuova vitalità? Sono
domande che mi permetto di rivolgere a tutti. Anche ai (fortunati) non
cardiopatici. E, su queste faccende, il magico robot della “Pinna Pintor”
non può farci proprio niente!
don piero agrano