IVREA - Come annunciato
nel Risveglio Popolare del 21 dicembre 2001 alcuni canavesani dei Comitati
di solidarietà e dell’Ivrea Social Forum sono partiti il 27 dicembre
alla volta di Gerusalemme per partecipare all’iniziativa “Azione di Pace”,
organizzata dalle associazioni pacifiste palestinesi, israeliane e internazionali.
Per sentirci più
fortemente uniti a loro, per esprimere la nostra solidarietà, il
nostro appoggio alla loro coraggiosa testimonianza, la sera del 31 dicembre
ci siamo ritrovati, in una settantina, all’Oratorio San Giuseppe.
Dopo aver seguito un
efficace e drammatico video sulla Palestina ci siamo collegati telefonicamente
con uno dei partecipanti, Enrico Levati, che stava ritornando da Ramallah,
dove con il gruppo dei pacifisti e i palestinesi aveva trascorso un momento
di festa per il Capodanno.
Il collegamento telefonico,
il suo racconto della tragica situazione, le sensazioni comunicate in diretta
hanno avuto un forte impatto su tutti noi e ci hanno fatto vivere il passaggio
al nuovo anno in una atmosfera di grande emozione.
Lo scambio degli auguri
ha significato quindi l’impegno di lavorare perché la Comunità
europea e internazionale assumano, di fronte alla questione palestinese,
la responsabilità di interventi decisivi volti a far riconoscere
al Popolo palestinese il diritto alla vita e alla dignità.
Appena tornati dalla
Palestina i nostri concittadini hanno ribadito l’inderogabile necessità
della presenza di una Forza di Interposizione Internazionale nei Territori
occupati.
Il racconto è
stato molto sofferto, la realtà nella quale sono stati per qualche
giorno è sconvolgente e inenarrabile: è risultato chiaro
che non è una guerra tra due stati, ma un regime di apartheid dove
un popolo vive recintato e Gaza è la vergogna di un immenso campo
di concentramento.
Quella del popolo palestinese
è una lotta di liberazione.
E’ indispensabile interrompere
l’occupazione, mentre Israele occupa a suo piacimento il territorio, chiude
le città, decreta coprifuoco, impedisce qualsiasi movimento di persone
e cose così come ha impedito anche la manifestazione di pace dei
patriarchi che voleva ricongiungere Betlemme a Gerusalemme il 31 dicembre.
Chi ha vissuto per
la prima volta quest’esperienza è stato profondamente colpito dalla
crudeltà con cui un popolo viene trattato, dalle umiliazioni che
ogni palestinese deve subire se solo viene in contatto con un posto di
blocco o comunque con l’occupante.
Di fronte ad una situazione
che è assolutamente insostenibile bisogna agire subito e premere
sugli Organismi Internazionali affinché intervengano per l’immediato
ritiro dell’esercito israeliano dai Territori palestinesi con il dispiegamento
contemporaneo di una forza di pace e d’interposizione internazionale. Nel
frattempo è indispensabile la presenza continua di testimoni e di
gruppi organizzati della società civile internazionale anche per
sostenere le voci di pace israelo-palestinesi. Così è avvenuto
nella città vecchia di Gerusalemme il 28 dicembre, durante la “Conferenza
per la Pace” con la presenza di rappresentanti politici palestinesi, israeliani
e di parlamentari italiani.
Passando al bilancio
del viaggio e dell’ “Azione di pace” si è rilevato come la presenza
di 400 europei di cui 200 italiani sia stata di grandissima importanza
sia per i pacifisti israeliani sia per i palestinesi: basti dire che la
manifestazione del 28/12 a Gerusalemme promossa da “Women Coalition for
Peace” ha visto una partecipazione israeliana molto consistente, come non
accadeva dal 1997 (più di 1000 partecipanti israeliani). La presenza
e la solidarietà di tanti è fondamentale perché si
trovi la forza di uscire dalla rassegnazione e dalla disperazione: lo si
è visto a Ramallah, dove nonostante tutto, si è fatto festa,
perché davvero se non ci si sente soli nelle difficoltà si
può ritrovare “la vita” e la festa.
Il gruppo italiano
ha avuto molti incontri con organizzazioni e realtà palestinesi
e israeliane, in particolare con il Centro IPCRI (centro israelo / palestinese
di ricerca e informazione per la gestione dei conflitti) con il quale si
cercherà di costruire un progetto di collaborazione a breve.
La forte testimonianza
di cui abbiamo dato conto impone di mobilitarci per rispondere alla richiesta
della popolazione palestinese che teme più di tutto il silenzio
e per supplire alla carenza di informazione dei nostri media. L’abbiamo
verificato una volta ancora in questa occasione: nonostante la folta delegazione
italiana e l’importanza dell’iniziativa “Azione per la pace in Palestina”
poco o nulla si è visto e saputo dai nostri media.
centro documentazione pace