Prosegue, anzi si
allarga la guerra, fra Occidente e popoli orientali, senza che il terrorismo
venga veramente minato. In Italia molti i problemi (scuola, diritto dei
lavoratori, ad esempio) ma su tutti svetta quello della giustizia.
IN AFGHANISTAN Dobbiamo sempre commentare la guerra in Afghanistan sulla base di notizie
non controllabili. Ma ciò che traspare ci svela una guerra che ha
tutte le caratteristiche delle guerre moderne. Maggioranza di vittime civili,
soprattutto di bambini. Scarso rispetto del diritto internazionale per
quanto riguarda i prigionieri. Gli obiettivi dichiarati sono i meno perseguiti.
E' una guerra che vuole essere una dimostrazione di forza e non il raggiungimento
di risultati precisi. Intanto a Bonn con fatica le diverse etnie afghane
sono costrette ad una intesa che rimane precaria.
NEL MEDIO ORIENTE In Israele una serie di attentati palestinesi provoca una reazione
violenta del governo di Sharon contro Arafat. Lo schema e la giustificazione
si rifanno all'atteggiamento di Bush dopo l'11 settembre. Questi sviluppi
danno ragione a coloro che temono che la reazione americana crei più
problemi di quanti ne risolva. In Medio Oriente sembra si voglia mettere
fuori gioco Arafat. Ma poi? Una guerra ad oltranza o permanente? Non si
vedono altre soluzioni.
E IL TERRORISMO? Obiettivo di questi interventi era la lotta contro il terrorismo. Quali
i risultati? L'aggravamento della condizione degli afghani. La ricerca
dei capi storici, finora infruttuosa. La scoperta - con quali prove? -
di reti di Al Qaeda. Fra mezzi impiegati, sofferenze inflitte da un lato
e risultati ottenuti da un altro lato la proporzione sembra impari.
E mi pare anche priva di giustificazioni la pretesa degli USA di giudicare
i terroristi. Il compito va assegnato ad una autorità soprannazionale.
E IN ITALIA? Diverse polemiche caratterizzano la politica italiana. Pensiamo alle
proteste degli studenti contro il ministro Moratti. O agli scioperi, sia
pur limitati, contro l'abrogazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Ma il tema che maggiormente infiamma la scena politica è quello
della giustizia. D'altronde si sapeva che la giustizia avrebbe costituito
un tema caldo per il governo Berlusconi. Su questo tema gli argomenti di
polemica sono stati diversi. Il primo è dato dal voto del Parlamento
europeo che esprime censure su tre decisioni italiane, che riguardano le
riserve a cooperare sui mandati di cattura europei, che limitano il valore
delle rogatorie internazionali e che bloccano l'invio di magistrati italiani
nell'organismo europeo per la lotta alle frodi. Una decisione che mina
la credibilità anche interna del governo quando parla di una giustizia
non giusta. Il Parlamento europeo non è di sinistra. Il caso Taormina
poi continua a dimostrare l'esistenza nella maggioranza di una volontà
di controllare la magistratura. Questo è grave per la democrazia.