IVREA - Che cos’è
veramente l’America? Esiste un continente che possiamo chiamare “americano”?
Quel-lo che intendiamo noi europei quando parliamo di America, è
giusto? No, c’è un’America di 70 milioni di abitanti, quella affacciata
sul Pacifico, di origine e di cultura asiatica, che ha una sua identità
particolare. Identità oggi mi-nacciata dalla modernità, ma
portatrice di valori da cui tutti dovremmo imparare. Ne è fermamente
convinto padre Antonio Bonanomi, Missio-nario della Consolata, da 24 anni
in Colombia, che il mattino del 14 novembre è venuto a Ivrea, all’Auditorium
del Liceo “Gramsci”, per illustrare il progetto “Il Nilo”, al cui sostegno
aderisce il Comune di Ivrea. “Nilo” è il nome della località,
nella parte più bassa della regione Cauca in Colombia, occupata
da giovani contadini indios, per coltivarla, affrancandosi dalle richieste
del narcotraffico. Un’incursione di squadroni della morte li assalì,
facendo venti morti. Oggi è stato creato un Centro per la formazione
professionale, la ricerca, lo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento
per la comunità di 70 mila indios che li abita.
Il gemellaggio effettuato
dal Comune di Ivrea e da quello di Lucca con queste popolazioni (su proposta
della Camera dei Deputati) ha lo scopo non solo di aiutarne la sopravvivenza,
ma di farle conoscere a un occidente che le ignora. La cultura di questi
indios è profondamente diversa dalla nostra, tutta scientifica;
non conosce la fretta, la rivalità, la competizione; lì si
va avanti tutti insieme o non si va; non esiste la parola “io” ma soltanto
“noi”; è una cultura circolare, capace di grandi silenzi, di attenta
osservazione, di contatti vivissimi con la natura. Ma non rifiuta di apprendere
da noi quanto può essere utile, senza urtare del tutto le loro usanze.
Importantissimo aver preparato degli insegnanti indigeni: da questi più
facilmente accettano di essere istruiti. Gli indios hanno un forte senso
di autonomia, ed è questo che non piace al governo e li mette così
spesso in contrasto; ma neppure piace alle forze rivoluzionarie che da
circa quarant’anni combattono nel paese una guerriglia tenace per cambiare
lo stato di ingiustizia che vi domina. Gli indios non comprendono l’ideologia
che li anima e così vivono stretti fra le minacce di due forze rivoluzionarie
e degli squadroni paramilitari, che difendono gli interessi dei narcotrafficanti.
Padre Bonanomi parla
di questo popolo con un entusiasmo, una partecipazione contagiosa; la sua
parlata mista di accenti spagnoli e lombardi (è originario della
Brianza) riesce ad affascinare il pubblico solitamente irrequieto degli
studenti, disegnando davanti a loro il volto di quest’altra America, ignorata,
sulla quale riflettere.
liliana curzio