IVREA - Mercoledì
scorso, 21 novembre 2001, abbiamo assistito in Cattedrale ad un concerto
suggestivo e originale intitolato “Un messaggio...: voci, musica e danza
con il Coro Polifonico di Ivrea”.
Il programma, che univa
letture bibliche a brani cantati, era diviso in quattro quadri: nel primo
si narrava la vicenda di un personaggio, Gesù di Nazareth e si ricordava
la discesa dello Spirito Santo; il secondo quadro, dal titolo “il giudizio,
il premio, i giusti”, portava il pensiero al giudizio finale e alla gloria
che attende il giusto. Nel terzo si cantava la liberazione dell’uomo e
l’accoglienza al fratello. Nell’ultimo quadro si lodava il Signore per
i Suoi doni e per la vita.
Abbiamo chiesto a don
Antonio Nigra, direttore del coro e autore della maggior parte delle musiche,
di illustrare il percorso artistico del concerto.
Qual è stato
il messaggio della prima parte del concerto?
“Gesù di Nazareth,
che per i credenti è il Figlio di Dio, volto umano visibile del
Padre, morto e risorto per la salvezza dell’umanità e della creazione,
è un personaggio che affascina molti, anche quelli che sembrano
essere lontani. La gente cerca da Lui un messaggio di liberazione e di
speranza, pensiamo agli incontri con la samaritana, con Zaccheo, ad esempio.
Ed è ancora Gesù che annuncia la venuta di quello Spirito
che porta la verità. Abbiamo pensato di far introdurre i mottetti
ispirati alle antifone gregoriane da una voce narrante che con viva drammaticità
ha letto alcuni passi delle Sacre Scritture”.
Il Requiem di Mozart,
In Paradisum di Cherubini, l’Exsultate justi di Grossi da Viadana. Cosa
ci dicono questi grandi autori?
“La tematica dei tempi
ultimi è molto viva, oggi; Lacrimosa dies illa ci richiama
ad un momento di realtà che non si può e non si deve rimuovere:
quel giorno sarà per tutti. In Paradisum ci fa sperare di essere
condotti dagli angeli in un luogo di pace e di gioia in cui anche Lazzaro,
povero e malato in terra, riposa nel seno di Abramo. Exsultate justi ci
ricorda che noi siamo chiamati a cantare la lode al Signore, ad esultare
e confidare in Lui”.
L’inizio del secondo
tempo è stato molto suggestivo...
“I negro-spiritual
sono l’espressione spontanea di una preghiera, di una supplica e di una
lode a Dio che si esprime con tutte le possibilità del corpo: il
canto, il ritmo, la danza. Anche nei salmi leggiamo “...lodate il Signore
con timpani e danze, lodatelo con ogni strumento a corda e con i flauti...”.
Attraverso i gesti di Emanuela, i movimenti del suo corpo nella danza,
abbiamo vissuto l’angoscia del prigioniero, dell’orfano, del forestiero;
la supplica di liberazione, la gioia della lode e della gloria cantata
a Dio. Abbiamo capito che si può pregare il Signore con tutto il
nostro essere, come ci insegnano anche molte altre culture”.
E l’ultima parte?
“L’ultima parte è
il canto all’amicizia, alla vita, con il brano Il volto e alla natura,
con un’emozionante interpretazione del flauto di una poesia di Tagore,
Io sono un poeta della terra. E, poi, due grandi preghiere, il Magnificat
e il Padre nostro. Per concludere, non si può non cantare un bellissimo
inno alla musica, quella musica che ci fa vivere sentimenti, emozioni e
legami di amicizia fra di noi, con gli altri e con il creato. Mi sembra
che il pubblico abbia accolto con calore e con gioia il messaggio che abbiamo
cercato di trasmettere”.
c.f.