IVREA - Cinque voci
illustreranno al prossimo Consiglio Pastorale Diocesano la situazione odierna
dell'immigrazione in Canavese, attraverso le loro esperienze. Esperienze
diverse, maturate nel lavoro in Caritas parrocchiali, in organismi diocesani
e nell'amministrazione della cosa pubblica. Come indicato nell'avviso
pubblicato qui sopra, l'assemblea è chiamata ad ascoltare Ada Fumagalli
per una testimonianza di accoglienza in atto ad Alice Castello, Maria Teresa
Maccone, responsabile del Centro Migrantes, Bruno Matola, assessore alle
politiche sociali del Comune di Chivasso, Armando Michelizza, responsabile
della Consulta per l'immigrazione di Ivrea Bruno Saccuman, presidente della
Casa di Abramo. Esperienze diverse, come si può ben
notare, frutto dell'impegno politico, pastorale, ecumenico e interreligioso.
Preziosa sarà la testimonianza della Casa di Abramo che da
più di dieci anni svolge il suo lavoro di prima accoglienza per
gli immigrati: com'è cambiata l'immigrazione in Ivrea in questi
anni? Da quali paesi provengono, quali bisogni necessitano di una risposta
immediata e quali... a lunga scadenza?
Così come l'esperienza
di amministratori pubblici e di istituzioni pubbliche saranno indicative
di come gli enti locali accolgono gli stranieri, quali priorità,
quali problematiche e quali possibilità di inserimento ci sono,
oggi, in Canavese, per chi viene alla ricerca di condizioni... migliori.
Esistono poi non solo
le città con strutture di regola più articolate, ma anche
esperienze di piccole comunità, quali quella di Alice Castello:
che cosa significa, dunque, in un paese accogliere immigrati, quali attività
porre in essere, quali esperienze di conoscenza, e, naturalmente, quali
problemi, si devono quotidianamente affrontare. Interessante sarà
poi cercare di capire se e come la loro presenza ha influenza sulla popolazione,
quale atteggiamento viene posto in essere Filo conduttore che ha
guidato la scelta di queste voci è proprio quello dell'ascolto di
esperienze locali, per dare una concretezza maggiore... all'ascolto, per
incarnare le esperienze ascoltate nel qui e ora della terra canavesana,
attraverso voci laiche e di chi quotidianamente è impegnato nella
pastorale, non per porre a confronto o, ancor peggio per contrapporre,
ma per avere una visione quanto più possibile del tema scelto da
approfondire. Un'esperienza nuova quella della dimensione dell'ascolto,
una scuola di ascolto, forse, ma che dovrebbe essere propedeutico a formare
quella comunità aperta e accogliente che si vorrebbe essere.
m.r.