CASTELNUOVO NIGRA -
Si è svolta domenica, al centro di accoglienza delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, la cerimonia di premiazione dei vincitori della seconda edizione
del premio "Costantino Nigra", istituito per promuovere studi e ricerche
di carattere demo-etno-antropologico e valorizzare il teatro popolare del
Canavese.
Sono state ben 108
le opere pervenute: una gran mole di lavoro, quindi, per la giuria presieduta
dal professor Antonino Buttitta, che ha deciso all'unanimità di
attribuire il premio a Gian Luigi Bravo, grande studioso delle comunità
rurali e montane, per il saggio "Italiani". "E' il frutto di una dozzina
d'anni di studi - ha spiegato lo stesso professor Bravo -, e molto ancora
ci sarebbe stato da dire. Ma arrivati a un certo punto bisogna avere il
coraggio di fermarsi e considerare conclusa l'opera, pur sapendo che perderà
immediatamente di attualità, a fronte di nuove scoperte nel campo".
L'altro premio di maggior rilevanza è quello alla carriera, attribuito
alla studiosa francese Françoise Héritier. Allieva di Lévi-Stauss
e continuatrice della sua opera, dal1980 al 1997 è stata direttrice
del Laboratorio Antropologico Sociale di Parigi, e quindi ha ottenuto una
cattedra al prestigioso College de France. Alla Héritier viene riconosciuto
il merito di aver scientificamente confutato la tesi della superiorità
di un sesso sull'altro, e di aver fornito elementi per la ricomposizione
del conflitto tra natura e cultura. La studiosa, purtroppo, non ha potuto
essere presente alla cerimonia per una indisposizione che l'ha colta al
momento della partenza.
Tanti altri, però,
sono stati i riconoscimenti distribuiti: a Macrina Marilena Mafferi, ad
esempio, per il suo curatissimo lavoro "La fantasia, le opere e i giorni.
Itinerari antropologici nelle isole Eolie"; al Museo internazionale delle
marionette "Antonio Pasqualino" di Palermo; alla casa editrice torinese
Bollati Boringhieri, per il rigore con il quale si è dedicata alla
diffusione delle scienze antropologiche. La sezione dedicata alla multimedialità
ha visto premiare Giancorrado Barozzi e Mario Varini, per il loro "Atlante
demologico lombardo", e Francesco Marano per "L'arte di Rumì"; miglior
tesi di laurea è stata giudicata "La cultura dei sordi e il dibattito
contemporaneo in antropologia", discussa da Amir Zuccalà all'Università
La Sapienza di Roma nell'anno accademico 1996-1997.
Ma il premio a noi
più vicino, "Testimoni della tradizione canavesana", è andato
al Coro Bajolese diretto da Amerigo Vigliermo: nato nel 1966 si è
dedicato con passione e competenza al recupero dei canti popolari canavesani,
compiendo un'opera impagabile nella salvaguardia della cultura delle nostra
terra.
Infine gli applausi
più scroscianti: sono quelli tributati (è stata una vera
e propria "standing ovation") a Caterina Bianco, per tutti Ninetta: nata
nel 1908 e vissuta sempre sulle montagne cuneesi, all'età di 80
anni, dopo una vita laboriosa, ha iniziato a dedicarsi alla raccolta e
al recupero dei canti popolari di quella terra aspra e forte; e a 90 anni
suonati ha ancora riempito 12 quaderni di ulteriori opere, in italiano
e occitano. "Ha messo per iscritto - come hanno detto i giurati - la tradizione
femminile delle montagne occitane": e quella esile vecchina è parsa
grandissima in mezzo a una sala gremita di gente che, domenica, l'ha applaudita
davvero con tutto il cuore, oltreché con le mani.
m.s.