Prosegue,
con minori certezze, la guerra contro i talebani. La politica italiana
si sviluppa con molti interrogativi.
E' UNA GUERRA Nonostante i tentativi per
presentare le operazioni in Afghanistan come azioni di polizia, esse si
rivelano sempre più chiaramente come azioni di guerra. Inoltre,
come azioni di una guerra che genera molti dubbi. I primi dubbi riguardano
la strategia, cioè gli obiettivi da raggiungere. Bin Laden sembra
imprendibile; i talebani non sono stroncati; i tentativi di infiltrazioni
con leader moderati falliscono. Le informazioni delle quali disponiamo
- non possiamo escludere che siano limitate o false - indicano che la strategia
degli USA è stata elaborata in modo superficiale, nonostante i mezzi
tecnologici a disposizione. Per contrasto i pericoli che si temevano sembrano
diventare realtà. Le popolazioni islamiche accentuano i sentimenti
contro gli occidentali e minacciano i governi moderati. La strage dei cristiani
in Pakistan è una spia. Non credo sia antiamericanismo denunciare
di combattere il terrorismo con mezzi inadeguati e controproducenti. Almeno
fino a prova contraria.
UNA POLITICA
FRA ALTERNATIVE? I fautori del bipolarismo
affermano che esso permette una politica fra ipotesi alternative. Una destra
liberista e una sinistra socializzante. Ma è questa la dinamica
della politica italiana? E' difficile affermarlo. Abbiamo una opposizione
che si perde in polemiche interne e che accetta, a volte in modo acritico,
il modello del mercato liberale. Abbiamo, al contrario, una destra che
è guidata dalla difesa degli interessi privati del suo leader e
del blocco industriale e finanziario che si è coagulato intorno
a lui. E' difficile dare un valore ideale a provvedimenti come quelli che
annullano di fatto le rogatorie provenienti dall'estero o a quelli che
regolano il rientro di capitali illecitamente esportati all'estero. E'
fuori di dubbio che questi provvedimenti permettono la cancellazione di
irregolarità anche gravi. La stessa opposizione del ministro Gasparri
alla cessione di Raiway non può essere sottratta al sospetto che
si tratti di un'operazione a favore del padrone di Mediaset. Ed è
sintomatico che su certi provvedimenti la maggioranza abbia scelto il voto
di fiducia, palese, rispetto al voto segreto: nel segreto, forse, la coscienza
è più libera.
POLITICA ESTERA La posizione italiana
sul piano internazionale genera spesso perplessità. Le tensioni
fra il ministro Ruggiero e il Premier sono un indice di impostazioni diverse.
E' certo che con il governo Berlusconi l'Italia ha assunto posizioni spesso
antieuropee. Si va dall'affare Airbus alle dichiarazioni in piena "libertà"
del Presidente del Consiglio. La posizione di Berlusconi è diversa
da quella di Prodi. Questi è criticato non per dividere l'Europa,
ma per non essere abbastanza energico nel suo ruolo di Commissario europeo.
A difesa di Prodi vanno ricordati i limiti dei suoi poteri, mentre Berlusconi
deve fare i conti con i sentimenti nazionalistici degli alleati.