IVREA - Il primo obiettivo
è "non dimenticare" quello che è successo nell'ottobre scorso,
già fotocopia (peraltro con un bilancio più pesante) del
settembre '93. Questo è l'intento della mostra itinerante promossa
dai Comuni di Ivrea, Banchette, Fiorano Lessolo, Pavone, Saleranno e Samone,
insieme al Comitato Intercomunale Alluvionati, ad un anno di distanza dall'alluvione
che fece danni gravissimi in Canavese.
La ricorrenza,
però, non deve passare sotto silenzio. In particolare, gli amministratori
locali vogliono portare a termine i lavori necessari per mettere in sicurezza
il territorio. "Non possiamo continuare a guardare il cielo con ansia e
preoccupazione - dicono - ogni volta che piove un po' più del solito".
E non si tratta soltanto di tutelare gli abitanti che, per poche ore o
per giornate intere, si sono trovate la casa sommersa dall'acqua. Ci sono
anche le industrie. "Le imprese, grandi e piccole, sono quelle che danno
lavoro al nostro territorio - dice il sindaco di Ivrea, Fiorenzo Grijuela
-. Sarebbe un dramma per la nostra economia se queste aziende pensassero
di rilocalizzarsi altrove". I sindaci dei Comuni interessati da quello
che viene definito "nodo idraulico di Ivrea" hanno quindi inviato un documento
al ministro per le Infrastrutture, Pietro Lunari, al presidente del Consiglio
dei Ministri, a Regione e Provincia, al Prefetto di Torino e all'Anci.
Lo stesso documento, inoltre, è sottoscritto dal vescovo di Ivrea
Arrigo Miglio (unitamente ai parroci della zona), dai parlamentari locali,
dall'Associazione Piccoli Comuni della Provincia di Torino e dal Comitato
Alluvionati.
"La paura ha assalito
tanti cittadini - recita la lettera inviata al ministro -, che subiscono
tuttora la precarietà della situazione e che si attendono azioni
forti e rapide". Nessun dubbio che l'emergenza dell'anno scorso sia stata
affrontata con determinazione e tempestività, grazie anche all'impegno
di tantissimi volontari. "Quello che occorre oggi - dicono i sindaci -
è dare nuovo impulso alla realizzazione delle opere strutturali
di messa in sicurezza del territorio, che sono al momento bloccate dalla
mancanza delle necessarie risorse economiche".
La mancanza di finanziamenti
per l'adeguamento delle grandi infrastrutture, infatti, sta condizionando
l'avanzamento delle opere di difesa idraulica già finanziate, rendendole
praticamente insufficienti per la sicurezza dei territori. "L'adeguamento
delle infrastrutture - continuano gli amministratori locali - comporta
una spesa di 216 miliardi, 160 dei quali soltanto per l'autostrada A5 e
la bretella per Santhià. Le idee e i progetti ci sono, occorrono
però i fondi necessari per realizzarli".