Gli USA hanno iniziato un'azione
bellica contro quelle che vengono definite le centrali del terrorismo,
mentre Osama Bin Laden lancia il suo proclama. Intanto la vita politica
italiana prosegue.
LA GUERRA DI
BUSH L'attacco sferrato dagli USA contro
i talebani difficilmente può essere definito un atto di polizia
internazionale. E' un atto di guerra non differente da quello condotto
contro l'Irak. Questa caratteristica apparirà ancora più
evidente se gli obiettivi si allargheranno ad altri paesi arabi. Il ritardo
della risposta americana agli attentati dell'11 settembre non aveva valore
strategico - cioè adottare un nuovo atteggiamento di fronte all'Islam
-, ma tattico. Era un ritardo che doveva permettere di accrescere le conoscenze
su Bin Laden e di intavolare alleanze con governi medio-orientali. Il problema
è costituito dalle prospettive che questa strategia dovrà
affrontare. Probabilmente possono essere raggiunti risultati immediati,
ma a lunga scadenza può nutrire tendenze anti occidentali.
IL PROCLAMA
DI BIN LADEN In questa ottica si inserisce il
proclama lanciato da Bin Laden dopo l'attacco americano. E' un proclama
pericoloso ma intelligente. Si appella ai popoli, non ai governi. Gli USA
invece hanno mirato ad avere l'appoggio dei governi, che rischiano di scontrarsi
contro un'opinione pubblica di segno opposto. Limita il suo appello al
mondo dell'Islam, che certamente ha motivi per sentirsi ostile al mondo
occidentale. Gli attacchi bellici rischiano pertanto di allargare l'area
nella quale i terroristi possono pescare.
IL REFERENDUM Passiamo ai fatti nostri. La guerra
ha nascosto l'esito del referendum confermativo che ha visto una larga
vittoria dei si. Poche annotazioni. Scarsa, ma ormai è un fatto
fisiologico, la partecipazione. Non è un buon segno, anche se accomuna
l'Italia alle grandi democrazie. La vittoria dei si indica comunque una
strada verso il federalismo che evita gli strappi e le devolution. Con
l'Ulivo ha vinto infatti una parte di amministratori locali del centro-destra.
Ed è un buon segno.
L'AZIONE DEL
GOVERNO La situazione internazionale fa
passare sotto silenzio una serie di provvedimenti del governo che meriterebbero
maggior attenzione. Le leggi sul falso in bilancio e le trasformazioni
sull'accordo con la Svizzera per le rogatorie internazionali provocano
effetti gravi. In primo luogo presentano un esecutivo teso a perseguire
interessi personali. In secondo luogo stanno creando una diffidenza in
seri ambienti internazionali sulla volontà di giustizia dell'Italia.
Infine lo scarso rispetto delle procedure rende valido il sospetto che
si voglia creare un regime con l'opposizione o succube o zittita. La proposta
di Maroni di far saltare il metodo della concertazione poi non rassicura
sulla volontà di democrazia. Il tutto con un Presidente della Repubblica
più attento agli equilibri politici che non alla sostanza della
Costituzione.