La reazione americana agli
attacchi terroristici mantiene sempre il primo posto nell'attenzione agli
eventi politici. In Italia intanto si avvicina il referendum costituzionale
del 7 ottobre.
EFFETTI DEL
TERRORISMO Le azioni terroristiche
dell'11 settembre scorso hanno provocato alcuni effetti evidenti. In primo
luogo un senso di insicurezza e di paura in tutti i Paesi occidentali.
Notizie di attentati chimici o batteriologici diventano subito credibili.
Ed è una paura che si rivolge con facilità al diverso. In
secondo luogo reazioni contrastanti nei mercati economici. Un primo momento
di crisi con calo di consumi, di produzione e perdite nelle Borse. Un secondo
momento sembra invece volgere a prospettive ottimistiche. La guerra prevede
in alcuni settori ricchi investimenti. Infine sembra ritornare in auge
il ruolo dello Stato, chiamato a sostenere le industrie in crisi (ad esempio
quella aeronautica) e a rilanciare investimenti per le necessità
militari.
LA STRATEGIA
USA Gli USA sembrano voler
affrontare la guerra ai terroristi secondo due direttrici. La prima è
la minaccia di azioni belliche. Non viene precisata la natura di queste
azioni contro un nemico "invisibile". Probabilmente colpirà anche
qualche Stato fiancheggiatore. La seconda è il tentativo di allargare
il numero degli alleati, coinvolgendo anche Stati islamici, per evitare
di dare l'immagine di una guerra contro tutto l'Islam. Cosa dire di questa
strategia definita "operazione infinita"? A breve termine può essere
efficace, isolando alcuni leader delle organizzazioni terroristiche. Però
non è facile individuare tutte le reti del terrorismo. A lungo termine
potrebbe mostrare alcune pecche. Ad esempio negli Stati islamici entrati
nell'alleanza per timore di rappresaglie potrebbero crescere i sentimenti
contro l'Occidente e l'attrattiva per il terrorismo. Il limite della strategia
USA è quello solito: ricerca l'alleanza di sudditi, non di pari.
Inoltre le azioni militari non vengono decise da una autorità mondiale
secondo regole superiori. Debolezza dell'ONU, ma anche limite americano.
IL REFERENDUM Il referendum costituzionale
del 7 ottobre riguarda la conferma della modifica votata dal precedente
governo del titolo V della II parte della Costituzione. E' un referendum
necessario perché la maggioranza non superò i due terzi.
Per questo genere di referendum non è necessario superare il quorum.
La riforma proposta muterà i rapporti fra Stato ed enti locali,
che vedranno crescere le loro competenze. Saranno introdotti anche il principio
della sussidiarietà e dell'autonomia fiscale. E' grave che si arrivi
al voto senza informazione. E' comunque una riforma che da una autonomia
agli enti locali senza scardinare lo Stato. Nella CdL vi sono alcuni che
dicono che è un voto inutile perché questa riforma verrà
scardinata da quella che si appresta a varare il nuovo governo. Il voto
comunque è utile perché dimostra il grado di interesse per
le riforme costituzionali e il gradimento per quale tipo di riforma.