IVREA - La “Tregiorni”
diocesana di settembre è, ormai, un appuntamento tradizionale. Un
avvio autorevole dell’anno pastorale, con la presentazione e la discussione
di obiettivi e di programmi.
Se l’anno pastorale
diocesano 2001-2002 avrà come obiettivi principali quelli dell’ascolto
e della formazione, la “Tregiorni” di settembre non può esimersi
non solo dal farne “assaporare” l’importanza, ma anche dal sottoporre ai
partecipanti ipotesi di programmi, per verificare se veramente corrispondano
alle attese del Popolo di Dio canavesano.
Vorrei fermarmi sul
secondo obiettivo, quello della “formazione” a cui sarà dedicato,
nel programma della “Tregiorni”, il pomeriggio di sabato. L’indicazione
autorevole degli Orientamenti Pastorali per la Diocesi di Ivrea (noti sotto
il titolo “Cinque pani e due pesci”), circa la “necessità di un
serio programma di formazione per tutti coloro che svolgono un servizio
nella comunità cristiana” (n. 21), trova puntuale conferma negli
Orientamenti pastorali CEI “Comunicare il vangelo in un mondo che cambia”.
Al n. 44 del documento, i Vescovi italiani affermano che la “conversione
pastorale” proposta e richiesta, che va nella direzione di una più
chiara “connotazione missionaria”, cioè di un annuncio del vangelo
che non può più contare su di un “regime di cristianità”,
non può fare a meno di fondarsi su di “un forte impegno in ordine
alla qualità formativa”.
Tutti ci rendiamo conto
che un programma pastorale che valorizzi tutti i battezzati, con carismi
e ministeri diversi, in vista di un nuovo modo di intendere la missione
della Chiesa, non può prescindere da una formazione adeguata, offerta
e rivolta, in primo luogo, a quelli che già collaborano nelle normali
strutture parrocchiali. Gli Orientamenti CEI insistono, ancora, sulla necessità
di una “destinazione coraggiosa ed illuminata di risorse per la formazione
dei laici” (n. 54).
Domande di formazione,
a dire il vero, sono emerse spesso, in questi tempi, soprattutto da parte
di chi si accinge ad assolvere un compito nella Chiesa (dal catechista
all’animatore della preghiera; dall’animatore della Caritas al leader di
un gruppo giovanile, o di un oratorio...), o anche di chi scopre, nello
svolgimento del suo compito, di essere scarsamente preparato.
Occorre, a questo punto,
incominciare ad offrire delle risposte concrete, articolando occasioni
e momenti formativi intorno a esigenze, obiettivi, temi e strumenti...
Cercando, in pari tempo, di conciliare (cosa non facile!, immagino) una
riflessione di ordine generale sulla missione della Chiesa nel mondo di
oggi, come “orizzonte” in cui si colloca ogni singolo servizio, con offerte
di competenze più “mirate” a ciascuno di essi.
Mentre i vari Uffici
pastorali continueranno a fornire “offerte” formative, nell’arco dell’intero
anno pastorale, in relazione a programmi specifici, si è ravvisata,
altresì, la necessità di un “mese formativo” - per il 2001
si tratterà del mese di aprile - in cui varie proposte saranno effettuate
in modo più intensivo e ravvicinato, possibilmente in sedi decentrate
nella diocesi.
Riguardo a questo mese
di formazione saranno approntate delle ipotesi di programmi, su cui i partecipanti
alla “Tregiorni” saranno chiamati ad esprimere pareri, e a far emergere
istanze ed esigenze più precise. Insomma, sarà un’occasione
per verificare non tanto se esista una generica richiesta di formazione
(questa ci sembra sufficientemente chiara), ma quali siano le vie concretamente
percorribili, per offrire ad essa una risposta sensata ed efficace.
don piero agrano