ALICE CASTELLO - Nel
mese di giugno la Parrocchia S. Nicolao Vescovo di Alice Castello ha vissuto
grazie ai volontari che operano nel carcere di Ivrea momenti di riflessione,
nel tentativo di scoprire cosa c'è realmente dietro le sbarre.
Quello che leggerete
qui di seguito è la narrazione di questa esperienza cosi come è
stata vissuta da alcuni parrocchiani. Pensiamo valga la pena raccontarvela
a distanza di tempo per cogliere l'occasione di invitare altre parrocchie
ad accogliere iniziative simili, promuovere incontri e scambio di opinioni,
per favorire la crescita delle nostre comunità a sostegno di chi
opera nel carcere e di chi in esso viene ospitato.
Quando circa un anno
fa raccogliemmo la richiesta apparsa sul "Risveglio" di magliette per un
torneo di calcio e successivamente di indumenti per la quotidianità,
non pensavamo nemmeno lontanamente a quali incontri, quali esperienze arricchenti
dal punto di vista umano e cristiano ci apprestavamo a vivere, come singoli
e come comunità parrocchiale, grazie anche, penso sia doveroso ricordarlo,
alla disponibilità e all'incoraggiamento del nostro parroco.
Dall'esaudire le richieste
materiali, agli incontri per alcuni di noi con dei volontari: Giuliana,
Tino, Angela, Giulio… (mi scuso per non averli citati tutti) nel
tentativo, da parte loro, di far nascere e crescere nella diocesi il "Gruppo
Giustizia".
Attraverso loro abbiamo
conosciuto "l'Alba", periodico mensile di pensieri in libertà, redatto
da un gruppo di detenuti; sempre tramite i volontari ci siamo resi conto
delle sofferenze, delle miserie, delle necessità, ma anche della
ricchezza che c'è in un carcere; nel riportare questa realtà,
una sera in cui ci siamo incontrati presso la casa parrocchiale, è
nato il primo gesto concreto rivolto a tutti i parrocchiani: inviare gli
auguri di Natale, come comunità di credenti, ai fratelli detenuti
in Ivrea.
Questo gesto segna
per alcuni di noi l'inizio di uno scambio epistolare. Accresce la consapevolezza
di dover rendere partecipe in modi e tempi diversi la comunità parrocchiale
del mondo carcerario; accresce la necessità di riflettere sul tema
della riconciliazione, dell'accoglienza, sull'annuncio della misericordia
del Padre che raggiunge tutti gli angoli della terra e tutte le persone
che in essa vivono, sulla necessità di fermarsi e capire che ognuno
di noi è messaggero di questo annuncio e che come cristiani non
possiamo respingere il fratello che ha conosciuto il "caos" e ora sta riscoprendo
la "luce". Così domenica 24 giugno i partecipanti alla S.
Messa delle ore 8 e delle ore 11 hanno potuto compiere questo percorso
attraverso le Sacre Letture e l'Omelia condotta da Giuliana (volontaria
in carcere).
Successivamente, mercoledì
27 giugno, presso la sala parrocchiale, un incontro con i volontari ha
permesso a noi presenti di conoscere la realtà carceraria, con obiettività
e senza buonismo; abbiamo scoperto un mondo un po' diverso da quello che
ci presentano talvolta i notiziari; abbiamo avuto la possibilità
di essere informati sulla loro attività dentro e fuori dal carcere
e dibattere sulla necessità di una giustizia equa e di una pena
alternativa, diversa dalla reclusione e basta.
Abbiamo scoperto la
"fregatura" di essere cristiani, cioè uomini che non possono giudicare,
ma debbono accogliere. Al di là dall' essere credenti, dovrebbe
esserci in ogni cittadino un profondo senso civico che reclami la possibilità
per chi sconta una pena di ritornare nella società ed esserne protagonista
non più in negativo. Vale la pena promuovere altri incontri ("Desiderare
la Verità" - Risveglio n° 25, del caro Bepi ), per conoscere
e per vincere il timore che abbiamo verso ciò che non conosciamo
e nei confronti del quale spesso fanno testo pregiudizi e mezze verità.
Sul foglio di domenica
30 giugno don Claudio ci ricorda che il "Signore è il nostro unico
bene", rivolge un grazie ai volontari che operano nel carcere di Ivrea
per la riflessione che ci hanno proposto su un problema molto discusso
ma poco conosciuto e facilmente demandato alle istituzioni, con ricadute
gravi constatabili anche nella nostra comunità. Ci ricorda che una
delle opere di misericordia dice "Visitare i carcerati".
Proveremo a continuare
umilmente a collaborare con i volontari e ad offrire il nostro sostegno
a chi ne fa richiesta "oltre il muro".
m.m.
A distanza di un paio
di settimane ci siamo ritrovati presso la casa parrocchiale per raccogliere
le impressioni di chi aveva preso parte agli incontri e di chi aveva anche
solo partecipato alle S. Messe di cui abbiamo scritto. Se i pareri di questi
ultimi sono stati i più disparati, secondo alcuni anche piuttosto
"violentemente" negativi, chi ha sentito il bisogno di approfondire l'argomento
incontrando i volontari è oggi pronto a coinvolgere nuovamente la
Comunità in iniziative pratiche che ci vedranno impegnati da settembre.