La Casa Alpina Gino
Pistoni di Gressoney fu una delle simpatiche scoperte fatte al mio arrivo
ad Ivrea, nel 1967. La gestiva ancora il mitico don Tapparo, che l’aveva
voluta e realizzata e che la guidava con il calore del suo affetto e della
sua dedizione. Fra l’altro allora era sindaco di Ivrea Giorgio Cavallo
Perin, che di don Tapparo era stato uno dei collaboratori più determinanti
al momento della ricerca, della decisione, dell’avvio della casa.
Era per me non solo
un dovere, ma una sincera gioia potervi risalire più volte ogni
estate, qualche volta anche d’inverno, per partecipare alle iniziative
per i giovani che, in un ambiente particolarmente attraente venivano educati
a credere, a pregare, a stare insieme, a testimoniare la loro fede. Appariva
talmente importante la funzione formativa della Casa che nel succedersi
dei sacerdoti, dei consiglieri, dei direttori, non si è esitato
ad affrontare grossi problemi e notevoli sacrifici finanziari per ampliarla,
moltiplicandone la capienza ed aggiungendovi la cappella, e ad aggiornarla
costantemente secondo il susseguirsi di leggi e normative tese a garantire
la sicurezza degli ospiti.
Anche gruppi vari provenienti
da altre diocesi, talora accompagnati pure dai loro vescovi, hanno sempre
riconosciuto la consistenza di quell’ambiente e di quello spirito.
Un motivo particolare
di gratificazione è legato alla denominazione della Casa Alpina.
Essa ha portato le generazioni di giovani ospitate nel corso di questi
cinquant’anni a conoscere la figura esemplare di Gino Pistoni, un giovane
dell’Oratorio di Ivrea maturato talmente negli ultimi tempi della sua breve
vita che, fattosi partigiano e fermatosi, dopo uno scontro a fuoco, per
assistere un fascista ferito, raggiunto poi da una scheggia di bomba, mentre
stava morendo dissanguato, scriveva col suo sangue sullo zaino da montagna
“Offro la mia vita per l’Azione cattolica e per l’Italia. Viva Cristo Re!”.
Quello zaino era in dotazione alla Casa Alpina e riproponeva ai giovani
il modello di una vita spesa e offerta per grandi ideali. Il 25 luglio
si andava a Tour d’Hereraz, dove Gino Pistoni (“Ginass” per gli amici)
era caduto.
Ringraziamo il Signore
per questo dono fatto alla diocesi di Ivrea, e siamo riconoscenti verso
quanti hanno contribuito e contribuiscono alla vitalità della Casa
Alpina.
Con gli auguri più
cordiali... per i prossimi cinquant’anni (poi... ci si penserà).
+ luigi bettazzi