ORGOSOLO - Nel Centro di spiritualità di Galanoli (Orgosolo) mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, ha tenuto un corso di Esercizi a un gruppo di sacerdoti. Lo ha intervistato don Salvatore Bussu, che al Risveglio conosciamo per essere stato con noi in uno degli incontri dei collaboratori. Don Salvatore ci ha fatto pervenire l'intervista, lunga e interessante, che pubblichiamo.
Dopo molti decenni di presenza attiva, la DC, il partito dove confluivano la maggioranza dei cattolici si è disciolto. Come si spiega?
"Sono un po' imbarazzato a rispondere a questa domanda, perché, se pure per il mio coinvolgimento nel Movimento "Pax Christi", mi sia impegnato a lungo nel sociale, ho sempre evitato di valutare temi strettamente politici, più ancora partitici. Comunque, per venire incontro alla sua domanda, è vero che la Dc ha avuto un ruolo importante nel dopoguerra, per mediare tra le esigenze di libertà propugnate dalla destra liberale e quella della giustizia e dell'uguaglianza rivendicata dalla sinistra socialcomunista. Ed è vero che la sua tenuta era dovuta anche alla sua posizione di garanzia contro una sinistra che si rifaceva ad una ideologia proclamata "materialista e atea" anche se, d'altra parte, in realtà contestava le diseguaglianze sociali ed i maggiori vantaggi delle classi sociali più fortunate".
Perché allora è venuta meno? forse perché la caduta del muro di Berlino ha tolto ai cattolici il ruolo di difesa dal comunismo oppure per lo sgretolamento degli ideali all'interno del partito?
"Caduto il muro di Berlino non s'è più sentita la necessità di appellarsi ad una garanzia anticomunista. Si aggiunga però che tutta l'atmosfera degli ultimi anni ha visto lo scadere degli ideali: bombardati dai mezzi di informazione rapidi e leggeri, si conosce molto ma non si pensa più, e tutto viene valutato secondo l'interesse personale del momento: un partito che orienti a norme ideali non serve più".
Eppure, se la Dc era
un partito di centro ed è scomparsa, come spiega che oggi se ne
senta il rimpianto? La destra si proclama continuatrice della Dc
(e in Europa il partito di Berlusconi è entrato nel Partito popolare
europeo, che raccoglie i partiti di ispirazione cristiana) e la stessa
sinistra sembra spostarsi verso il centro...
"L'appiattimento degli
ideali, nella ricerca prioritaria del profitto e del benessere porta inevitabilmente
a cercare raggruppamenti che possano garantire maggioranze efficaci. È
normale che settori indicati come destre o sinistre - salvo le frange che
si qualificano come estreme, anche a costo di isolarsi - vogliano inglobarsi
con chi si qualifica come centro, anche se poi, questo centro, chiuso in
genere nella ricerca del proprio profitto e del proprio benessere, tende
verso l'atmosfera tradizionale della destra".
Perché questo?
"Ovviamente presenta
il proprio ideale come affermazione di libertà; ma una libertà
senza norme - così nell'economia o nel mercato come nelle vicende
della vita quotidiana - finisce col favorire chi si trova in posizione
di maggiore sicurezza, anche se si ammanta di principi legalitari: è
- secondo un'arguta similitudine belga - come 'mettere una libera volpe
in un libero pollaio!' ". Questa è un'evoluzione comprensibile in
un paese sviluppato e benestante come il nostro (siamo tra i G8!), ma non
mi pare possa essere considerato un modello specificamente cristiano!
Eppure non sembra che
il mondo cattolico, che ha sempre fortemente condannato il socialismo marxista,
abbia altrettanto chiaramente messo in guardia dal neoliberismo, che appunto
si fonda sull'affermazione del mercato libero e incontrollato come unico
regolatore della produzione e della distribuzione del benessere, ma che
in realtà rende i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre
più poveri...
"Quest'ultimo è
il rilievo che, nell'immediato postconcilio (1967) faceva PaoloVI nella
enciclica Populorum progressio, ma che la Commissione, incaricata dall'ONU
di indicare i problemi più urgenti dell'umanità, ripeteva
in un documento laico (Rapporto Brandt, 1980). In realtà papa Giovanni
Paolo II che, per la sua provenienza dall'Est europeo, è stato così
coraggioso nell'accusare le contraddizioni e le derivazioni negative del
Marxismo ideologico e così determinante nel provocare la caduta
del comunismo politico, ora è altrettanto impegnato ad accusare
le contraddizioni e le derivazioni negative di un capitalismo senza controlli,
che affida la gestione del mondo ai grandi poteri economici, più
forti dei singoli poteri politici. È noto a tutti come questi potentati
economici (finanziari, industriali, agricoli, farmaceutici), nell'impegno
per consolidare e allargare i loro poteri, tendano a sfruttare le opportunità
di guadagno a spese dei settori più poveri dell'umanità.
Mi sembra fuorviante, però, rivendicare, ad esempio, che in tal
modo si fa lavorare nel Terzo Mondo gente che altrimenti morirebbe di fame,
se poi questa gente sono anche bambini o donne, condannate magari a lavorare
con stipendi di miseria e con tempi di lavoro prolungati e senza alcuna
garanzia sindacale, formando masse di nuovi schiavi".
Quali conseguenze bisogna trarre allora?
"Se è normale che questi nuovi poteri cerchino il loro esclusivo potere, è allora non meno indispensabile che un potere politico efficace ponga condizioni che assicurino alla maggioranza povera dell'umanità prospettive di vita, di lavoro dignitoso, di sicurezza; ed è doveroso per le religioni, proprio a cominciare dal cristianesimo che riconosce Dio fatto uomo, che si facciano idea e difesa dei larghi settori di umanità a rischio di sfruttamento, di mancanza di vera libertà, addirittura di estinzione per fame e per malattie non curate".
Ma non Le sembra allora auspicabile che si torni ad un cartello di centro ispirato ai valori cristiani, una nuova DC, magari orientata dal "Progetto culturale cattolico" a cui da anni lavora la Conferenza Episcopale italiana?
"Il "Progetto culturale"
della CEI intende richiamare i principi fondamentali che un cattolico deve
porsi come linea di orientamento nella propria vita, anche sul piano sociale.
Penso, ad esempio, al valore della vita da difendere, alla libertà
di pensiero e di istruzione da salvaguardare. Ma in una società
come la nostra, che nel mondo fa parte della minoranza più fortunata,
credo che un progetto culturale cristiano debba mettere al primo posto
la solidarietà, sia all'interno della Nazione come nel rapporto
esterno con le altre nazioni. Il grande rischio è che anche noi,
nella difesa di una libertà che garantisce i privilegiati, trascuriamo
la difesa e la promozione dei poveri, che sono la maggioranza dell'umanità
e che tendono a crescere anche all'interno delle nazioni più sviluppate".
Ma questo "progetto",
sancito dalla gerarchia, non finirà col portare un nuovo "clericalismo"
contro la laicità dello Stato? E come potrebbe poi porsi questa
nuova DC all'interno del nuovo bipolarismo ormai in via di affermazione
anche in Italia?
"Verrebbe da dire che nella moltiplicazione e dispersione dei partiti che si appellano al cristianesimo, la linea trasversale che dovrebbe unirli è proprio la solidarietà. Si può ritenere di realizzarla meglio in un partito o in un altro, ma va posta come ideale prioritario! Se è vero che la caratteristica del cristianesimo è la carità, ebbene nell'enciclica Sollecitudo rei socialis del 1987 Giovanni Paolo II ha affermato chiaramente che il nome attuale della carità è la solidarietà. Mi verrebbe addirittura da notare provocatoriamente che il bipolarismo, per il Vangelo, è partire da sé o partire dagli altri, dall'essere serviti o dal servire: pare che Gesù abbia fatto una scelta chiara e l'abbia richiesta a chi vuol essere suo discepolo".
Una scelta netta, quindi...
"Certo l'affermazione
è netta, ma è poi complicato il modo di attualizzazione nelle
complesse strutture della società odierna. Questa scelta precisa
della solidarietà aiuterebbe anche a discernere, nei movimenti stessi
all'interno della Chiesa ed in quelli più o meno occulti o apparentemente
neutrali del mondo civile, tra chi veramente è impegnato per un
mondo più cosciente e fraterno (che corrisponde poi al "regno di
Dio") e chi invece è chiuso in una visuale individualistica (personale,
di gruppo, di nazione, dell'umanità fortunata), magari ispirandosi
al proverbio certamente non cristiano dell'"ognuno per sé e Dio
per tutti" (che vuol poi dire: io penso a me, gli altri si aggiustino)".
Che è disumano.
Bisogna andare verso gli ultimi ed esserne solidali... Una priorità
evangelica.
“Proprio così.
Credo peraltro che proprio questa priorità della solidarietà
nella qualifica cristiana della politica finisca poi col favorire l'autonomia
del cristiano laico nella ricerca concreta delle forme di solidarietà
da attuare. E in tal modo garantisca altresì il contributo dei cattolici
alla laicità dello Stato, che, a differenza di un "laicismo" ideologico
(che contesta per principio quanto può avere legami con la religione),
si ispira alla "sana laicità dello Stato" già rivendicata
da Pio XII, come affermazione e realizzazione di principi che possono essere
suggeriti anche dalla fede, ma che vengono poi presentati e perseguiti
nel loro valore umano, così da poter esser accolti ed attuati insieme
anche da chi non condivide l'ispirazione religiosa”.
salvatore bussu