VALLE ORCO - Sono finiti
nei paesi di valle i premi del concorso "C'era una volta in Canavese",
bandito nell'ambito dei festeggiamenti per i 50 anni della Cisl canavesana.
All'iniziativa hanno partecipato diverse classi di scuola elementare e
di scuola media, con pregevoli lavori di ricerca.
La commissione ha deciso
di premiare gli elaborati della classe 5° A della scuola elementare
di Pont Canavese (insegnanti Gilia Aimonetto Giachino, Enrica Ceretto Castigliano
e Maria Pia Vernetti); e quelli della 3° della scuola media di Locana
(insegnante Maria Doriana Galletto). I lavori premiati erano incentrati
rispettivamente su una rilevazione di quattordici antichi mestieri, quasi
del tutto scomparsi dalla vita di Pont, e sul tema dell'emigrazione a Locana.
La commissione ha espresso
questo giudizio, su quanto prodotto dai ragazzi di Pont. "Un lavoro veramente
pregevole condotto dagli alunni con un'intelligente curiosità di
sapere che soltanto un'accorta strategia didattica e educativa d'insegnanti
preparati e sensibili ha saputo trasferire nell'animo dei bambini. I quattordici
mestieri scomparsi del tutto o quasi dalla vita quotidiana pontese, non
sono soltanto il risultato di un'ottima ricerca, ma rappresentano un'utile
e preziosa schedatura per successivi lavori didattici. Inoltre costituiscono
un esempio di restituzione culturale alla gente di momenti di civiltà
contadina. Un ritorno di una parte di quell'immenso patrimonio che sta
andando lentamente perdendosi nella memoria storica delle nostre genti
canavesane e che dovrebbe sensibilizzare tutti ad una più attenta
considerazione del nostro passato. Agli insegnanti, ma anche ai ragazzi
i nostri più vivi complimenti per il lavoro svolto. Bravi, veramente".
Invece, per gli alunni
locanesi, è stato stilata questa valutazione. "Un lavoro di ricerca
veramente ben curato e portato avanti dagli allievi con delle accorte strategie
di rilevazione che hanno consentito la redazione di un piccolo saggio di
gran valore culturale. Un plauso agli alunni per aver saputo affrontare
un tema non certo facile e soprattutto per averlo elaborato con discrezione
ed umiltà. Un ringraziamento particolare alla professoressa Galletto,
per aver saputo guidare e ben coordinare il lavoro dei suoi ragazzi trasferendo
in loro la passione per la ricerca e soprattutto l'entusiasmo di riportare
alla luce momenti, personaggi, situazioni altrimenti destinate a rimanere,
a volte per sempre, nell'oblio del passato. Storie come quelle raccolte
da A. Moletta sul triste peregrinare del suo avo Giacomo Ferrando, umile
minatore del Wisconsin che con quei suoi occhi tristi, ma speranzosi, cercava
la fortuna in un'altra patria, o come quella di Giacomo Vittone, di cui
rimangono solo pochi ricordi riportati alla luce da V. Micol, o, ancora
quel bel parlare di un mestiere così noto in Locana quale quello
dei magnin, riportato nello scritto di D. Airale, rappresentano un piccolo
aspetto di quel microcosmo enorme che la cosiddetta microstoria tenta,
con fatica, di restituire alla luce. Si tratta di storie degli uomini senza
storia, di gente comune, di povertà oggi difficilmente immaginabili.
Bravi ragazzi e brava ancora l'insegnante".