Il lavoro per formare il nuovo
governo, gli interventi di Ciampi, le strategie delle opposizioni sono
stati i temi di questo periodo politico.
GLI INTERVENTI
DI CIAMPI Il presidente Ciampi
è intervenuto per difendere la legittimità della maggioranza
e la maturità del voto italiano. Indubbiamente il Presidente della
Repubblica è preoccupato per giudizi espressi in campo europeo e
cerca di difendere il prestigio italiano. Ha ragione quando afferma che
la maggioranza è stata eletta legittimamente. Però il giudizio
sulla maturità del voto è un giudizio politico, non istituzionale
e non compete al ruolo presidenziale.
QUALE GOVERNO? E' evidente che un
giudizio sul governo Berlusconi potrà essere espresso soltanto quando
esisterà. Berlusconi ha affermato che la coalizione è unita
e che la scelta dei ministri verrà fatta in piena autonomia. E'
vero però che la CdL è una coalizione i cui componenti hanno
avuto fortune diverse in questa tornata elettorale. Ciascuno di essi pertanto
pone logicamente richieste e condizioni dalle quali Berlusconi non può
prescindere. La maggioranza parlamentare non è a rischio, ma il
disimpegno di una forza politica costituirebbe un danno all'immagine, così
importante nella politica mediatica. In questa ottica sono a rischio le
scelte di Ruggiero agli Esteri, perché vorrebbe presentarsi come
tecnico e non come politico, e di D'Antoni perché incontra ostilità
presso gli alleati. Per quanto riguarda il programma non ci sono anticipazioni
da parte del futuro premier. Sembra che Ciampi gli abbia chiesto di risolvere
il conflitto di interessi. Dichiarazioni, invece, sono state fatte da probabili
futuri ministri. Così Tremonti ha proposto di bloccare l'allargamento
ad est dell'Europa, rimanendo però isolato perfino rispetto ad Aznar.
Martino, invece, parla di un piano che, anche cambiando la prima parte
della Costituzione, mira alla libertà di licenziamento e ad azzerare
il ruolo del sindacato. Non sono discorsi nuovi, purtroppo.
QUALE OPPOSIZIONE? L'Ulivo è in
cerca di riorganizzare le proprie file. C'è la proposta di trasformare
la Margherita in partito, così come Amato e D'Alema mirano a un
grande partito socialista europeo. Vi è poi il tentativo di riprendere
un dialogo con Bertinotti e con Di Pietro. In questo momento mi pare sarebbe
un errore voler creare soggetti politici nuovi. Un conto è una convergenza
organizzata fra partiti analoghi, un altro conto è l'unificazione
in un unico partito. Il totale, spesso, è inferiore agli addendi.
Invece di soggetti politici nuovi può essere utile creare coordinamenti
permanenti, prendendo coscienza che le recenti elezioni hanno reso l'Ulivo
un'alleanza di riformisti con due punti di riferimento, la Margherita e
i DS, e con un leader che è Rutelli. Credo sia necessario ripartire
da questo risultato, costruendo un'opposizione non più egemonizzata
da una sola forza. Anche la leadership deve trovare una collaborazione
leale. Il centrosinistra non può avere un leader padrone, ma deve
evitare anche i leader sotterranei.