SAN BENIGNO - Il progetto
formativo salesiano si apre anche ai genitori. E' quanto voluto dal direttore
dell'istituto locale, don Sergio Pellini, che sottolinea come un piano
educativo riguardante i ragazzi non possa diventare solo un discorso di
scuola o di istituzione, ma debba passare in primo luogo attraverso la
famiglia.
E le famiglie degli
alunni hanno risposto organizzando una "Scuola per genitori" che ha avuto
grande successo nell'anno "scolastico" 2000/2001, e che si è conclusa
con un incontro di alto profilo contenutistico: una serata in Abbazia (mercoledì
9 maggio) con la Presidente del Tribunale dei Minorenni di Torino, dottoressa
Giulia De Marco Violante, e con il cappellano dell'istituto "Ferrante Aporti",
don Domenico Ricca.
Per la dottoressa De
Marco (presidente del Tribunale dei Minori dall'83), i principi ispiratori
che devono muovere un giudice minorile sono i seguenti: il giovane è
un valore per la società; un giovane ha un diritto primo assoluto:
quello di venire aiutato a diventare uomo; il ragazzo è titolare
di tanti diritti, ma spesso non è in grado di esercitarli; un bambino
deve sentirsi "sollecitato" ad essere felice ed ogni bambino che nasce
ha lo stesso diritto di trovare ciò che noi abbiamo fatto trovare
ai nostri figli.
Ecco perché
il Tribunale dei Minori quando interviene "lo fa sempre, checché
ne dicano i giornali, in una maniera dolce". Verso i genitori cercando
di convincerli che i figli sono da amare e non da utilizzare, per esempio,
come arma di rivalsa (nei casi di separazione); che talvolta l'eventuale
allontanamento è paradossalmente uno strumento a sostegno della
famiglia (ad esempio in caso di tossicodipendenze); che infine i genitori
non devono porre dei limiti per il bene del figlio, che deve crescere con
autostima.
L'intervento verso
i minori è più delicato: con molta onestà la dottoressa
ammette che, per esempio, non sempre la soluzione della "comunità"
è ottimale: infatti la turnazione del personale stesso non darà
mai quella sensazione di amore che solo la coppia dei genitori può
dare. E se il tribunale preferisce non condannare i minori (cosa che sovente
desta scandalo) dipende dal fatto che il nostro codice penale applica ai
minori reati da adulti, senza riconoscere però che un minore non
ha il pieno discernimento di un adulto. "Dammi mille lire, altrimenti ti
picchio", teoricamente è reato di estorsione punibile fino a sei
anni. Ma è pensabile applicarlo ad un quindicenne?
Il discorso di don
Domenico Ricca ha proceduto invece più con spunti di esperienza
pratica. Anzitutto c'è l'emotività dei mass-media. Sono bastati
i fatti di Novi Ligure, per non far più parlare per mesi di extracomunitari!
Da quel momento molte famiglie che si sentivano "sicure" sono andate
in tilt. E d'altro canto i mass-media fanno bere ai ragazzi ogni porcheria,
per poi scandalizzarsi; o creano miti alla Taricone ("quando sono andato
in Albania e ho nominato Taricone, un boato"!).
In più, le famiglie
sono stressate dal tempo che non c'è mai per parlare (e ciò
"incomincia a capitare anche a noi preti", ha ammesso "don Mecu"). Figli
apparentemente rivoluzionari, poi hanno atteggiamenti più conservatori
degli adulti: si vedano certe coppie giovanissime con legami più
gelosi e possessivi che in un matrimonio da nozze d'oro. Altro argomento:
i "branchi" che ciondolano per andare a raccogliersi. Dove?… Alle "Gru"!
Forse allora è necessario prendere atto che sono cambiati i concetti
di tempo, di spazio, che è scomparso nelle nostre città il
senso di appartenenza, che il giovane non si "riempie lo zaino per il futuro",
ma vive l'adesso, punto e basta. L'educatore deve allora perdere la speranza?
Manco per sogno: deve riconoscere che oggi è necessaria una "straordinaria
pastorale dell'ordinario" che forse mette in crisi i cliché della
nostra educazione, ma che indica nuove vie per avere la speranza di costruire
qualcosa di futuro.
Infine rivolgendosi
ad un ragazzino che gli chiedeva come fosse la vita nel "Ferrante Aporti",
don Ricca ha parlato anche di questa sua esperienza: "Noi cerchiamo di
renderla vivibile con scuola, lavoro e divertimento. Ma non credere che
sia bella. Si dice sempre "hanno persino la televisione": è una
stupidaggine, perché non si può mai paragonare ciò
alla mancanza di libertà".
alba notario