Il Consiglio Permanente
della Cei svoltosi alla fine del marzo scorso ha dedicato un intero paragrafo
del comunicato finale a “i cattolici e la situazione politica del Paese”,
con esplicito riferimento al “particolare momento che il Paese si accinge
a vivere con l’importante tornata elettorale del prossimo 13 maggio”.
Il testo si articola
in alcuni punti fondamentali:
il valore insostituibile
della politica per il bene del Paese;
no all’assenteismo
circa l’esercizio del voto e la coerenza delle scelte;
necessità di
un dibattito serio e serrato sui contenuti: né polemiche né
reciproche delegittimazioni ma dibattito ed esposizione chiara dei programmi;
evitare il più
possibile indebite selezioni tra i valori dell’etica e della dottrina sociale
cristiana per una visione integrale della persona umana: l’insieme di contenuti
ed obiettivi sui quali i vescovi richiamano l’attenzione non vuole essere
l’imposizione di una prospettiva di fede ma il richiamo proposto ad ogni
persona di buona volontà su quanto è costitutivo della natura
stessa dell’uomo;
prestare attenzione
alle qualità morali, alla competenza dei singoli candidati, ai contenuti
concreti dei programmi, ai comportamenti e orientamenti delle forze politiche.
Ed ecco i temi su cui
il Consiglio premanente richiama in modo particolare la nostra attenzione:
il primato e la centralità
della persona alla luce dei principi di solidarietà e di sussidiarietà;
la tutela della vita
umana in ogni istante della sua esistenza;
la famiglia come società
naturale fondata sul matrimonio e non assimilabile ad altre forme di convivenza;
l’educazione, per una
realizzazione piena e concreta della parità scolastica, per il sostegno
alla ricerca scientifica, per una considerazione più attenta del
progetto educativo che coinvolge anzitutto i genitori e tutto il mondo
degli adulti;
i problemi del lavoro
e dell’occupazione, con speciale attenzione alle fasce più deboli;
la riforma dell’architettura
dello Stato in vista di una più effettiva governabilità;
la costruzione dell’unità
europea senza rinunciare all’originale patrimonio culturale civile e morale
del Paese, che ha le sue radici nel Cristianesimo;
i temi della pace,
della salvaguardia del creato, della giustizia e solidarietà internazionale.
Dicendo no all’assenteismo
elettorale i vescovi del Consiglio permanente ribadiscono che “la Chiesa
e quindi il clero e le varie realtà ed espressioni ecclesiali, non
intendono coinvolgersi con alcuna scelta di schieramento politico o di
partito”.
No dunque a schieramenti
della Chiesa in quanto tale e dei suoi organismi e strumenti ma neppure
atteggiamento qualunquista o pilatesco, perché la comunità
cristiana ed ogni singolo credente non possono essere indifferenti alla
vita della società in cui vivono e di cui fanno parte a pieno titolo.
E’ in questa società che siamo chiamati ad essere fermento di Regno
di Dio, e le scelte politiche, a cominciare dalle leggi, non sono mai strumenti
neutri o indifferenti per il bene della persona. Occorre ancora una volta
fare discernimento, e questo è spesso faticoso.
Possiamo parlare allora
di una fatica del voto, che deriva dal dovere di conoscere sia i candidati,
con le loro competenze e qualità, sia i contenuti dei programmi
loro e dei loro schieramenti, sia i comportamenti e orientamenti delle
forze politiche cui fanno riferimento. L’attuale situazione italiana non
facilita certo questo compito. I valori che andrebbero tenuti presenti
nelle scelte elettorali, richiamati sopra dalla Cei, costituiscono di per
sé un insieme coerente, ma nel concreto li vediamo sparsi qua e
là e soprattutto sbandierati, l’uno o l’altro, in modo spesso strumentale.
Inoltre per molti elettori diventa difficile anche conoscere i candidati,
sia per la configurazione dei collegi sia per certe candidature decise
da lontano. Ma è una fatica da affrontare, personalmente e comunitariamente.
A questo aggiungerei,
per le comunità cristiane, l’impegno di tenere i contatti con i
candidati e soprattutto con gli eletti, non per chiedere favori ma casomai
per esigere corretta applicazione delle leggi e corretto funzionamento
della pubblica amministrazione e soprattutto per coltivare un dialogo serrato
e costruttivo sugli orientamenti da seguire per il bene del nostro Paese,
soprattutto dei giovani, pensando a quale ambiente e quale società
vogliamo loro consegnare.
Allora, per chi votare?
Pensiamoci seriamente e per tempo, senza temere di mescolare sacro e profano
se decideremo di chiedere un po’ di luce anche al Signore.
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