IVREA - Non è retorica affermare
che la morte di don Piero Orso crea un grande vuoto. E' vero per molte
realtà - Agliè, l'Unitalsi, i suoi Cori, eccetera - ma è
vero per il Risveglio. In Lui si sentiva la continuità fra periodi
diversi, da quando vi era entrato "per dare una mano" a quando aveva assunto
ruoli più specifici. Vicedirettore con particolare riguardo alle
cronache sportive ed Amministratore. Iniziando il mio lavoro di direttore
avevo incontrato in don Piero un collaboratore leale e sincero ed un amico.
Queste forse sono le doti che hanno contraddistinto tutte le attività
di don Piero e che lo hanno fatto amare da tanti.
In questo momento il mio ricordo
va a quel giorno del gennaio dello scorso anno quando mi prese in disparte
e mi disse che per qualche tempo si sarebbe assentato per quel male
che aveva appena scoperto. E ricordo una frase che in seguito ha ripetuto
spesso. "Se Dio crede che sia ancora utile qui ci penserà. Altrimenti…"
E questi quattordici mesi lo hanno visto sempre partecipe della sorte,
dei problemi e delle prospettive del giornale, anche se potè ritornarvi
una sola volta di persona. Sono stati mesi nei quali ha stupito per la
voglia di vivere, per la speranza che ha testimoniato. Soltanto le ultime
settimane lo hanno visto stanco, rassegnato. Il ricordo va
anche al periodo nel quale si lavorava insieme ogni settimana. Un lavoro
reso lieve dall'amicizia, dalle battute su Toro e Juve, dai discorsi
sui restauri, sulla Casa di riposo e le pastoie burocratiche. Era un lavoro
sereno nonostante si finisse sempre per trovarci nelle curve prima di chiudere
il giornale. Credo che tutti gli altri collaboratori condividano questi
miei sentimenti. Ricordo anche la partecipazione ai convegni
della FISC. Spesso abbiamo condiviso la camera negli hotel. Erano momenti
nei quali l'amicizia si cementava. Così ho scoperto che la sua saggezza
nasceva da esperienze dolorose, come quella del padre costretto per fame
a iscriversi al partito fascista, ma vissute nella fede. Il suo affetto
per Lourdes, per l'Unitalsi l'hanno aiutato forse a dare un senso positivo
a quelle esperienze. Comunque non trasparivano parole di risentimento.
Questi ricordi dicono alcuni motivi per i quali don Piero ci manca. Ci
manca per il lavoro che faceva, ma soprattutto per l'umanità con
la quale lo faceva e per l'amicizia che ci offriva. Riposa in pace, don
Piero, e arrivederci in Dio.