BARREIRAS - Dal 4 al
20 febbraio sono stato a visitare i nostri sacerdoti e laici impegnati
nella missione in Brasile. La visita annuale del vescovo a questi fratelli
e sorelle lontani è ormai una tradizione, per la nostra diocesi
e per molte delle altre che hanno in essere cooperazioni analoghe alle
nostre. Nonostante la maggior facilità attuale delle comunicazioni
e dei viaggi la vicinanza personale del vescovo e degli amici sacerdoti
e laici resta fondamentale specialmente per chi opera in situazioni umane
e culturali sempre molto distanti da quelle di partenza.
Mi hanno accompagnato
don Gianni Giachino, che ringrazio sentitamente per la perfetta organizzazione
e per come segue fraternamente i nostri progetti missionari, don Luca Meinardi
e tre laici che già conoscono e seguono questa missione diocesana.
Lo scorso anno
avevo compiuto una prima visita per riprendere i contatti, dopo quindici
anni dal mio ultimo viaggio laggiù, e ci eravamo trovati tutti insieme
a Barreiras. Quest'anno ho potuto incontrare ciascuno nel proprio luogo
di ministero e questo mi ha permesso di approfondire diversi aspetti delle
problematiche pastorali che ci coinvolgono.
Purtroppo un forte
ritardo alla partenza da Milano ci ha costretti a ridurre al minimo la
permanenza a Salvador con p. Cristoforo, parroco in una grossa parrocchia
(circa centomila abitanti) della periferia nella zona dell'aeroporto, sempre
disponibile e ospitale con i tanti amici italiani e brasiliani che transitano
da Salvador.
Il soggiorno di alcuni
giorni a Barreiras ci ha permesso di incontrare le comunità seguite
attualmente da don Guido e di visitare nuovamente S. Rita e Mansidao. A
Barreiras, che in pochi anni ha raggiunto i 150.000 abitanti, è
in piena attività il progetto Catavento, grazie alla saggia e dinamica
direzione di Danilo con la collaborazione di Adelaide e dei volontari italiani
che si alternano per periodi di vari mesi. Il nostro centro missionario
diocesano darà relazione dettagliata dei vari progetti, ma voglio
ricordare in modo particolare l'officina e l'accoglienza per i ragazzi
di strada, inaugurata lo scorso anno, e quella per le ragazze, che abbiamo
inaugurato quest'anno; come pure la nuova fazenda, dedicata a Nadia di
Alice Superiore, che accoglie una parte di questi ragazzi tolti letteralmente
dalla strada. Il vescovo dom Ricardo ci ha più volte espresso tutta
la sua gioia ed ammirazione per questo lavoro, per il metodo seguito e
per la collaborazione con la diocesi locale e con le autorità municipali.
La città dove
opera don Nanni presenta un contesto molto diverso da quello a noi più
noto dell'interno della Bahia: poco lontana da Rio, zona fortemente industrializzata,
ricca anche di inquinamento, di quartieri poveri e di favelas. Don Nanni
segue una quindicina di comunità locali, molto articolate ed organizzate
dai laici, con la presenza sia dei "gruppi di base" sia dei più
recenti movimenti, specialmente del rinnovamento nello Spirito, con un'opera
pastorale molto apprezzata dalla gente (quando arriva il vescovo italiano
tutti temono sempre che sia venuto a riprendersi il padre…) e dai vescovi
dom Messi, nuovo vescovo di Volta Redonda, e dom Waldyr, il vescovo emerito,
grande amico di Mons. Bettazzi.
L'ultima tappa è
stata a Foz do Iguaçu, al confine tra Brasile, Argentina e Paraguay,
nella missione fondata da fr. Arturo Paoli, anche qui tra un quartiere
povero ed una favela, ai bordi di una città ricca di turismo, commercio,
industria idroelettrica, e traffici diversi. Qui lavora da quattro anni
Nicola Alfonsi, divenuto diacono della nostra diocesi lo scorso novembre
e candidato all'ordinazione presbiterale.
La personalità
e la vivacità di fr. Arturo hanno dato vita ad una serie di progetti
che coinvolgono e danno lavoro a molte persone, assieme ad un'intensa opera
pastorale che va dalla favela alla cattedrale, con il pieno appoggio e
la riconoscenza del vescovo locale.
Questa la cronaca,
almeno in sintesi, cui mi riprometto di far seguire qualche riflessione
che mi ha accompagnato per tutto il viaggio, un vero e proprio pellegrinaggio
nei luoghi dove l'immagine del Cristo sofferente è particolarmente
visibile, ma dove si vede anche grazie a Dio l'azione dello Spirito, attraverso
le mani dei nostri sacerdoti e laici sostenuti dalla diocesi.
Mi viene spontaneo
un grande grazie al Signore per questo dono fatto alla diocesi di Ivrea,
missionaria oggi come ai tempi di Mons. Chiolino, Mons. Santa e tanti altri.
Queste "finestre" sulla chiesa e sul mondo (ma non voglio dimenticare don
Virgilio e don Fabrizio in Burundi, che ancora aspettano una mia visita…)
diventino per tutti noi una chiamata alla conversione e alla missione anzitutto
per la nostra terra.
+arrigo miglio