La lettera dei parroci eporediesi
per una sepoltura cristiana può suscitare polemiche ed incomprensioni.
Può sembrare un adattamento alla cultura moderna che cerca di nascondere
ogni discorso sulla morte. Oppure può essere vista come un tentativo
di alleggerire il clero, sempre meno numeroso, da incombenze. Mi pare che
la chiave di lettura sia un'altra. In primo luogo è un tentativo
per evitare il ricorso a tradizioni, quali il corteo funebre, ormai svuotate
di significato e di partecipazione. Un corteo ridotto a passeggiata più
o meno dolente. In secondo luogo è la ricerca di non delegare il
rapporto con il parroco alle imprese funebri. La morte di un parente non
deve essere una pratica da sbrigare burocraticamente. In terzo luogo è
un impegno per i parroci per essere presenti con i famigliari al di là
dei momenti rituali. Inoltre è anche un invito alla comunità
parrocchiale a partecipare con ruoli attivi. Solo così la morte
potrà essere dolore condiviso e annuncio di speranza.
beppe scapino