Carissimi fratelli e
sorelle,
L'avvicinarsi dei giorni
più "caldi" del Carnevale ricorda a noi cristiani il prossimo inizio
del tempo quaresimale, il nostro cammino annuale verso la Pasqua.
L'origine comune ed
il legame tra i due periodi, del Carnevale e della Quaresima, è
ormai un ricordo. Fatta eccezione per i carnevali più antichi e
storici, come quello d'Ivrea, che termina rigorosamente con il piatto di
"magro" polenta e merluzzo del mercoledì delle ceneri, il calendario
dei carnevali cammina indipendente rispetto al periodo quaresimale; ed
è comprensibile in una società secolarizzata e pluralista
come la nostra. D'altra parte i carnevali dei nostri paesi, salvo alcune
sbavature talora sgradevoli, non sono certo il prodotto peggiore della
secolarizzazione moderna; spesso nascono dal desiderio di socializzazione
e di aggregazione di cui sentono il bisogno i centri più piccoli,
né si può imputare solo al carnevale la perdita di mordente
e di senso del cammino quaresimale e della centralità del mistero
pasquale per i battezzati.
Senza fare torto dunque
al carnevale ancora in corso, è già ora per le comunità
cristiane di preparare e programmare il tempo quaresimale: riscoprirne
il senso e prevedere un itinerario concreto. Per comprendere la Quaresima
occorre guardare alla Pasqua, mistero della morte e resurrezione di Gesù,
che con il battesimo abbiamo ricevuto in noi, che siamo chiamati a vivere
e coltivare tutto l'anno nella pasqua settimanale della domenica, ma che
la Chiesa vive con particolare intensità nella Pasqua annuale, cuore
e centro dell'anno liturgico.
Anno liturgico e Pasqua
s'illuminano a vicenda: il primo costituisce il vero e fondamentale itinerario
di crescita della vita di fede, il progetto pastorale comune a tutta la
Chiesa cui deve rifarsi ogni altro progetto pastorale; la Pasqua ne è
il cuore, punto di convergenza di ogni spiritualità e di ogni azione
pastorale.
Si capisce allora come non sia possibile
arrivare impreparati a Pasqua e come la Chiesa proponga un tempo particolarmente
forte come la Quaresima, che vuol fare rivivere ai battezzati il cammino
dei quarant'anni nel deserto del Popolo di Dio ed il tempo dei quaranta
giorni nel deserto di Gesù prima del suo "pellegrinaggio" dalla
Galilea verso Gerusalemme.
La Quaresima non è
dunque un tempo di penitenza fine a se stessa, di "fioretti" episodici,
ma tempo in cui riscoprire la bellezza e la gioia di seguire i passi di
Gesù, la sua vita in noi, la nostra progressiva identificazione
con Lui. Per fare questo abbiamo bisogno di alleggerirci di pesi inutili,
di verificare la nostra direzione di marcia, di essere guariti e illuminati
dalla Parola e dalla Grazia del Signore.
La prima strada della
conversione è quella che ci porta a riconoscere il Signore Gesù
nei nostri fratelli, a cominciare dai più piccoli e dai più
poveri. Il primo segno di questa conversione, e dunque della penitenza
quaresimale, è la condivisione dei beni. È questa una delle
motivazioni
fondamentali, anche se non l'unica,
del "digiuno" quaresimale, parola che ascolteremo infinite volte nella
liturgia della Quaresima. Digiunare, ridurre i nostri consumi, per condividere
con i poveri vicini
e con quelli lontani. Il recente
viaggio compiuto in Brasile per visitare i sacerdoti della nostra diocesi
che svolgono laggiù il loro ministero mi ha messo a contatto ancora
una volta con le povertà enormi, e per noi difficili da immaginare
fin quando non le vediamo, che pesano sui due terzi del mondo attuale,
povertà di cui tutti siamo in qualche modo responsabili.
Il cammino quaresimale
e la Pasqua non possono essere una celebrazione staccata da questa realtà,
perché la nostra conversione personale non può evitare di
confrontarsi con questi problemi.
Per questo fin da ora
desidero invitare la diocesi a vivere con particolare impegno la Quaresima
di fraternità. Come nel mese di ottobre chiedo a tutte le comunità
diocesane di far convergere il loro impegno missionario verso la giornata
missionaria mondiale, così ora chiedo a tutti di convergere verso
la Quaresima di fraternità diocesana. Restano altri dieci mesi per
sostenere le molte e bellissime iniziative particolari di solidarietà
e di impegno missionario. È questo un primo segno che ci può
unire nel cammino verso la Pasqua, aiutandoci a superare una visione solo
individuale del nostro impegno.
Quello dei segni è
uno dei problemi più sentiti per chi desidera vivere la Quaresima
pur restando immerso nella vita quotidiana in mezzo al mondo, come avviene
per la maggioranza di noi. La Chiesa insiste anche oggi, seguendo una tradizione
antichissima, nel chiederci alcune limitazioni alimentari, specialmente
il venerdì, e nell'invitarci ad ascoltare con più frequenza
la Parola del Signore. Nella nostra diocesi è diventata una preziosa
tradizione, che coinvolge un buon numero di persone, quella dei Gruppi
del Vangelo, quest'anno con il Vangelo secondo Giovanni. Un'altra occasione
preziosa è quella della Via Crucis, che invito a non lasciar cadere
in nessuna parrocchia, anche e specialmente in quelle dove non può
essere presente il sacerdote: la Via Crucis può essere guidata da
laici ed il numero legale per svolgerla è
sempre quello evangelico di "due
o tre persone" riunite nel nome di Gesù.
Oso aggiungere la proposta
di un altro segno, molto più modesto, che può essere di facile
attuazione e quindi accolto da molte famiglie. Proviamo ad aggiungere alla
nostra mensa, ogni giorno, a pranzo o a cena, un piatto vuoto, da lasciare
lì accanto a noi, da guardare mentre noi stiamo mangiando: ci potrà
suggerire pensieri, preghiere, gesti; chi mangia da solo avrà così
qualcuno di fronte; per tutti sarà l'invito a stringersi un po',
a fare spazio, a condividere. Anche gli itinerari più
importanti cominciano spesso con
piccoli passi.
Concludo questa lettera
di invito alla Quaresima richiamando alcuni appuntamenti da non dimenticare.
Per il mercoledì
delle Ceneri ho già invitato in Cattedrale di sera alle 20,30 le
diverse aggregazioni ecclesiali della diocesi. Parteciperò poi alla
Scuola della Parola con i giovani, nei primi giorni della Quaresima, in
preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù, la domenica
delle Palme 8 aprile. Per tutti c'è l'appuntamento della Messa Crismale
del Giovedì Santo, il 12 aprile mattina, in Cattedrale, specialmente
per i sacerdoti, le comunità religiose ed i cresimandi.
La Veglia Pasquale,
parrocchiale o interparrocchiale (dove non è possibile una buona
celebrazione parrocchiale), sia preparata ed annunciata con cura, come
si conviene ad una liturgia che è considerata la madre di tutte
le liturgie dell'anno.
Invito infine a tenere
presente fin d'ora la data della Pentecoste, 3 giugno, il pomeriggio, per
la celebrazione diocesana che conclude il tempo pasquale nel giorno dell'effusione
dello Spirito Santo sulla prima chiesa di Gerusalemme e su tutte le chiese
di oggi. Si evitino in quel giorno altre celebrazioni o manifestazioni.
Vogliamo vedere Gesù: vogliamo
conoscerlo meglio, ci siamo accorti di sapere ancora molto poco di Lui
e di saper dire poco di Lui. È questo l'impegno che ci siamo presi
al termine dell'anno giubilare ed è questo l'invito che ci è
venuto dal Papa nella lettera apostolica Novo Millennio Adveniente. Durante
la prossima Quaresima ci faremo guidare in modo particolare dall'evangelista
Giovanni, il discepolo che Gesù amava e che ci ha lasciato del Maestro
una testimonianza particolarmente viva e personalizzata. Lo ascolteremo
nei gruppi del vangelo e nelle domeniche terza, quarta e quinta di Quaresima
seguiremo il lezionario dell'anno A.
Ci accompagni l'intercessione
di Maria, fedele alla volontà del Signore fino ai piedi della croce.
+arrigo miglio, vescovo