L'assoluzione del senatore Andreotti al processo di Perugia ha
riaperto la discussione sulla giustizia, sull'uso dei pentiti e sul significato
di Tangentopoli. Continua intanto la cosiddetta "emergenza criminalità".
ANDREOTTI ASSOLTO
Mi pare che intorno a questa sentenza si sia parlato troppo e spesso
a sproposito. In primo luogo va tenuto presente che il giudizio di un Tribunale
non è un giudizio politico o un giudizio storico. Nel Tribunale
si valuta se esistano prove per collegare una persona a fatti criminosi.
Non possono essere allargate le conseguenze. In secondo luogo mi pare che
il processo dovesse essere fatto. Non dobbiamo dimenticare che Buscetta
ha inferto gravi colpi alla mafia e che, perciò, le sue rivelazioni
andavano valutate con cura. In terzo luogo è giusto porre il problema
dell'uso dei pentiti. Sono necessari seri riscontri nella valutazione delle
rivelazioni. Però senza l'esistenza dei pentiti la lotta contro
la grande criminalità è certamente persa. In quarto luogo
bisogna saper aspettare la sentenza prima di dare giudizi affrettati. In
ogni caso l'opera politica di Andreotti andrà valutata in altri
sedi e probabilmente emergeranno luci ed ambiguità. A suo merito
va sottolineato che non si è mai sottratto al giudizio…
TANGENTOPOLI BOCCIATA
Se l'analisi fatta sopra è valida, è chiaro che l'assoluzione
di Andreotti non comporta un giudizio su Tangentopoli. Al limite la convalida,
dimostrando che l'elemento decisivo sono le prove. Comunque su queste critiche
ricorrenti ai giudici di Tangentopoli credo valgano alcune considerazioni.
La prima è che i giudici possono essere parziali. Bisognerebbe però
provarlo. La seconda è che i personaggi implicati in Tangentopoli
hanno tutti i mezzi - culturali, economici, sociali - per far valere le
proprie ragioni. Pertanto se le accuse ai giudici da parte di questi personaggi
rimangono nel generico significa che si vuol alzare un polverone, non cercare
giustizia. In questo clima credo che una commissione parlamentare su Tangentopoli
non possa valere molto. Avrebbe valore una commissione che studia il perché
e il come si sia affermata una corruzione nel sistema politico per cercare
le misure per evitarla nel futuro. Non una commissione che miri a delegittimare
la Magistratura.
EMERGENZA CRIMINALITA'
Continua l'"emergenza criminalità". L'enfasi data dai media
non favorisce certamente un clima per affrontare serenamente i problemi
della sicurezza e dell'ordine pubblico. Anche la spettacolarità
con la quale D'Alema ha riunito i responsabili dell'ordine pubblico mi
pare obbedisca più a criteri pubblicitari che non a dare risposte.
Bisogna però aggiungere che alcune indicazioni valide sono state
dette. Ad esempio che non servono pene più dure ma più certe.
Bisogna aggiungere che forse sarebbero utili pene alternative al carcere.
In ogni caso il territorio si controlla con la polizia ma anche occupandolo
con iniziative, con una mentalità più aperta, meno paurosa.
beppe scapino
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