Vietnam, Paese in cammino
Sono andato ancora una volta in Vietnam. Ho scritto su Avvenire del
17 agosto alcune mie impressioni sul cammino di quella Crtecipazione alla
Messa festiva, valutata tra l’ottanta e il novanta per cenhiesa, molto
viva e fervente. Basti pensare alla partecipazione alla Messa festiva,
valutata tra l’ottanta e il novanta per cento dei fedeli, al fiorire di
vocazioni sacerdotali e religiose, alle iniziative catechistiche e devozionali,
tra cui particolarmente evidente, nei giorni in cui ero là, l’imminenza
della conclusione del secondo centenario del Santuario nazionale della
Madonna di La-Vang (presso Huè, nel centro del Paese), avvenuta
poi il 15 agosto con la partecipazione di tutti i Vescovi del Viet-nam.
Sono accusato alle volte di essere “ottimista’’ nelle mie valutazioni.
Ed è vero che si può essere “pessimisti’’ se si puntualizzano
gli aspetti negativi della situazione (messi in evidenza da chi vede le
cose dal di fuori), come la mancanza alle feste mariane del Papa o di un
suo Legato, la quota annuale delle Ordinazioni sacerdotali e delle professioni
religiose, la proibizione per i sacerdoti stranieri di celebrare in pubblico.
Ma si può anche attribuire queste limitazioni a tensioni e malintesi,
derivanti anche dal dialogo a distanza tra Vaticano e Vietnam per il non
gradimento di un Nunzio Apostolico risalente al 1975.
Ogni volta che incontro autorità governative ribadisco l’assoluta
necessità di ristabilire relazioni diplomatiche proprio per una
rapida e maggiore intesa. An-che perché in realtà gli incontri
che periodicamente gli inviati vaticani hanno col Governo ottengono, sia
pure con un po’ di fatica, sia le nomine di Ve-scovi sia altre espressioni
di libertà, mentre la vita ecclesiale, senza eccessivi trionfalismi,
riesce a svolgersi fruttuosamente.
Come ho già detto altre volte, è particolarmente efficace
la presenza delle suore, che condividono gioiosamente la vita della povera
gente e che fioriscono per numero di vocazioni (magari numerose ragazze
sostano al piano superiore del Convento in attesa di scendere al piano
inferiore nel numero concesso per quell’anno dalle autorità, le
quali non possono ignorare questa sosta in attesa), oltreché affollare
i corsi di aggiornamento: quest’anno a Città Hochiminh erano oltre
ottocento! Sono esse in genere a svolgere anche negli organismi civili
i compiti che assolvevano prima nelle loro istituzioni (spesso appunto
assorbite dallo Stato o dai Comuni), in particolare a sostegno di handicappati,
di cronici o di malati terminali.
Gli stessi Vescovi non solo possono girare liberamente nelle loro Diocesi
e nel Paese, ma vengono a Roma ogni qualvolta sono convocati e girano anche
il mondo (l’Arcivescovo di Hochiminh - l’antica Saigon - era appena rientrato
da una visita in Usa). In un altro articolo, per “Mosaico di Pace’’ (il
periodico di Pax Christi), faccio invece la storia dei miei legami col
Vietnam, originati sia dall’amicizia avviata in Concilio con due Vescovi
di quella Chiesa, sia dall’Assemblea che Pax Christi italiana organizzò
nel 1973 a Torino a sostegno dell’indipendenza dei popoli dell’antica Indocina.
Dopo il viaggio in Laos-Cambogia-Vietnam nel 1974 sono tornato molte
volte, soprattutto in Vietnam, sempre come turista ma accolto con simpatia
anche dalle autorità civili, in particolare dall’Ufficio governativo
per gli affari religiosi, a cui ho sempre potuto portare auspici e suggerimenti
che ritengo non siano stati inutili. Parti-colarmente efficace penso sia
stato l’incontro di quest’anno, anche per i buoni uffici dell’Ambasciatore
italiano ad Hanoi, che mi ha fatto incontrare un anziano avvocato cattolico,
già collaboratore dello “zio Hochiminh’’ (come affettuosamente i
Vietnamiti chiamano il loro “Padre della patria’’) e talmente convinto
delle mie argomentazioni da offrirsi poi di fare l’interprete nell’incontro
ufficiale. Credo che un dialogo amico possa rivelarsi utile non solo per
spianare la strada agli incontri ufficiali, ma anche per orientare i politici
locali - che sono nazionalisti prima ancora che comunisti - a camminare
verso traguardi di una sempre maggiore libertà per una sempre più
efficace solidarietà.
+luigi bettazzi
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