I "pacifisti" ed il Kossovo
Strana sorte quella dei “pacifisti’’! Una volta erano considerati “di
sinistra’’, quasi sgretolassero la solida difesa dell’occidente, minacciato
dalla Russia comunista. Anche se è onesto riconoscere che una parte
del pacifismo era spesso a senso unico, nel senso che bollava la corsa
al riarmo dell’Occidente e le sue guerre “colonialiste’’, dall’Algeria
al Vietnam, ma non condannava allo stesso modo le occupazioni comuniste,
dall’Ungheria all’Afghanistan.
Già allora non si voleva distinguere un “pacifismo’’ talora
strumentale, che veniva professato all’interno di un mondo in cui si potevano
contestare i Governi (ma non nell’altra parte del mondo!9, e quello proveniente
da ideali più puri, anche religiosi. Come non rendersi conto che
un cristiano è discepolo di un Maestro che, nascendo a Betlemme,
ha fatto annunciare dagli angeli che sarebbe venuto a portare “gloria a
Dio’’ e “pace in terra’’ per tutti gli uomini, che Egli ama?!
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Oggi caduta, con il muro di Berlino, la minaccia del comunismo mondiale,
i pacifisti sono spesso considerati ancora come “fissati’’ pericolosi,
al di fuori della realtà, la quale, essendo una realtà violenta,
esige - si dice - mezzi violenti per controllarla. In realtà l’opinione
diffusa, alimentata dagli interessi dei potentati politici e dei produttori
di armi e sostenuta dalla maggioranza dei mezzi di informazione, è
che solo interventi armati possono risolvere situazioni di ingiustizia
e di ferocia, come quelle dei Balcani; e che quindi gli approcci politici
vanno tentati ma presto accantonati per poi passare la mano alla “guerra
giusta’’.
Quanto agli “illusi pacifisti’’, saranno anzi da mettere alla
gogna denunciando la loro ambiguità, quasi che il loro rifiuto alla
guerra derivasse da “indifferenza’’ di fronte alle sofferenze delle vittime,
nel nostro caso dei kossovari. Lo affermava qualche giorno fa il Corriere
della Sera in un editoriale dal titolo significativo “un silenzio di tomba’’.
L’articolo ha sollecitato reazioni molteplici su giornali di vario
orientamento, che hanno ricordato tra l’altro le migliaia di volontari
“pacifisti’’ i quali, tra l’indifferenza dei benpensanti occidentali e
degli stessi governi, per tanti anni hanno operato nei Balcani, non solo
portando aiuti tra immensi rischi (alcuni perdendo anche la vita), ma cercando
di richiamare l’attenzione di un Occidente indifferente sullo stesso Kosovo,
già in pericolo nel 1993, e di ottenere appoggio alla politica non
violenta di Rugova (ce ne facemmo portavoce - ad esempio - in una missione
pacifista di Pax Christi nel 1994), mentre le grandi industrie italiane,
private e pubbliche, facevano affari con Milosevic e gli sovvenzionarono
praticamente la campagna elettorale - ce lo denunciavano in maggio a Belgrado
gli oppositori - che gli permise di vincere nonostante l’ormai scarsa simpatia
di cui allora godeva.
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Mi sia permesso però citare una persona che in Canavese molti
conoscono e stimano, il magistrato Rodolfo Venditti, che su Avvenire di
sabato 26 giugno precisava che “pacifisti non hanno mai minimizzato e non
minimizzano oggi l’estrema gravità delle atrocità commesse
dai serbi in Kosovo. Hanno semplicemente detto e ripetuto che il ricorso
alla guerra da parte della Nato era una soluzione rozza, semplicistica,
cinica e peggiorativa poiché - oltre a contrastare con lo statuto
dell’Onu, con la Costituzione Italiana e con lo stesso Patto Nato - non
avrebbe risolto nulla, anzi avrebbe aggravato la situazione dei kosovari
albanesi’’.
Il Prof. Venditti precisa come la guerra non solo non abbia risparmiato
sofferenze ai kosovari ma anche le abbia moltiplicate, eliminando perfino
il pur tenue controllo degli osservatori, aggiungendovi “stragi di civili
tra il popolo serbo’’, ed alimentando “la spirale dell’odio tra le due
etnie’’. E continua: “L’aver armato l’Uck (decisione miope della Nato,
di cui oggi la stessa Nato ha motivo di pentirsi) scatena ora stragi e
atrocità di segno opposto e distrugge ogni residua speranza di risolvere
il problema Kosovo instaurando un nuovo tipo di convivenza tra etnie
+luigi bettazzi
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