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Per le strade del mondo
+luigi bettazzi
La tragedia del Kosovo continua, in un’estenuante altalena di accordi,
di pause, di rotture. Le colpe rimbalzano a vicenda, tra i sotterfugi dei
Serbi e l’intransigenza della Nato, tra le alternative dei Russi,
i quali vorranno far capire che dovevano essere invitati prima se davvero
si voleva risolvere i problemi con la politica e non con la guerra, e la
lontananza dell’ONU che non è mai stata coinvolta veramente, quasi
si temesse che riuscisse in qualche modo a sciogliere l’impossibile nodo
senza ricorrere alla spada che lo tagliasse. E il Papa continua a invocare
la pace, come i pacifisti, sempre più emarginati dalla persuasione
diffusa che solo le armi potevano risolvere questo problema.
E allora preghiamo di più, e intanto continuiamo a credere in
n una pace possibile, che sia vera pace, non solo - come diceva il Concilio
- tacere delle armi o imposizione del più forte, ma accordo di giustizia
e di solidarietà. Anche perché se non è vera pace
non offrirà ai Kosovari quella sicurezza per la quale abbiamo cominciato
la guerra invocando urgenze che ci han fatto dimenticare le condizioni
legali che segnano le norme d’azione dell’ONU, della Nato, della stessa
Italia.
Continuo a girare per l’Italia, invitato ad aiutare la riflessione
e l’impegno per la pace. Nello stesso tempo non mi esonero da quanto è
più tipico o tradizionale nella vita di un vescovo, soprattutto
di un vescovo emerito.
Ed è così che la settimana prossima sarò presso
Roma a predicare un Corso di Esercizi ai Superiori maggiori della Pia Società
Salesiana. Ho accettato con trepidazione l’invito insistente. E imposterò
la predicazione su due linee di riflessione che mi sono particolarmente
care: le “meditazioni” sull’Apocalisse, le “istruzioni” sulle Costituzioni
conciliari.
Mentre il Concilio è sempre stato al centro del mio impegno
pastorale, ho scelto l’Apocalisse non per una particolare allusione ai
tempi... apocalittici, bensì perché, da quando commentai
questo difficile libro biblico a S. Maurizio, mi sono affezionato leggendovi
non tanto la rivelazione (termine che traduce il greco apocalissi) di quanto
prepara la fine del mondo, bensì quella della morte e risurrezione
di Gesù, che inaugura il mondo nuovo. Non solo, ma la ritengo un
grande schema liturgico che, partendo dalla confessione delle colpe (le
sette Chiese) aiuta a leggere la Parola di Dio (il Vecchio Testamento)
come illustrazione della Pasqua di Cristo (l’Agnello immolato e in piedi)
per introdurci nella Chiesa rinnovata (da Babilonia a Gerusalemme celeste).
E questo schema eucaristico risulta altresì dal Concilio, che parte
dalla Parola di Dio (Costituzione Dei Verbum), ci fa accogliere Gesù
Cristo vivente (Cost. Sacrosanctum Concilium) e ci inserisce nella Chiesa-comunione
(Cost. Lumen gentium) e ci proietta come lievito nel mondo (Cost. Gaudium
et spes).
Finirò la settimana a Milano, per la ordinazione episcopale
dell’ultimo vescovo ausiliare, mons. Erminio De Scalzi, un vecchio amico,
oggi vicario per la città, che ci ha sempre aiutato, da quando,
come primo segretario del Card. Martini, propiziò in maniera determinante
la Marcia per la pace a Milano.
Sempre uniti nella preghiera e nell’affetto.
+luigi bettazzi
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