VOLONTARI EPOREDIESI HANNO PORTATO AIUTI E INCONTRATO ASSOCIAZIONI LOCALI 

Nei campi profughi di Macedonia 

IVREA - Un progetto mirato all’aiuto dei profughi kossovari ospitati presso le famiglie albanesi della zona di Tetovo e presso il quartiere albanese di Skopje. Un carico di materiale umanitario, partito da Ivrea, è stato destinato alla Lega delle Donne Albanesi, un organizzazione non governativa che si occupa degli aiuti alle famiglie di rifugiati ospitati a Tetovo. Altri aiuti saranno indirizzati all’associazione El-Hilal ed ai rifugiati rom ospiti presso i loro connazionali a Suto Orizari, la più grande città di romi d’Europa. E’ una municipalità di Skopje, la capitale della Macedonia e vi abbiamo almeno 35 mila romi. 

Gli obiettivi - Per seguire e destinare il materiale umanitario raccolto ad Ivrea, e soprattutto per individuare i soggetti con i quali avviare una collaborazione continuativa, una delegazione composta da Gitana Scozzari, Lucia Martinet, Franco Sabolo e Rita Cola è stata una settimana in Macedonia, dove ha incontratorato le rappreesentanze di associazioni locali e visitato i campi profughi. 

In Macedonia la situazione è molto complessa: 

pesano la guerra ad una manciata di chilometri ed un diffuso sentimento antioccidentale. Il numero dei profughi, inoltre, continua a crescere di giorno in giorno. I campi profughi scoppiano ed il governo non autorizza la costruzione di nuovi. 

Proliferano le associazioni umanitarie, mentre l’economia, legata all’indotto della guerra, fa lievitare i prezzi di magazzini, trasporti e case. 

Il ruolo di Ivrea - La piccola Ivrea, già avvezza al muoversi nel difficile campo della solidarietà internazionale, sceglie di collaborare insieme con le associazioni locali. Forse non tutti lo sanno, ma la metà dei rifugiati presenti sul territorio macedone è ospite presso le famiglie albanesi. Il motivo? Solidarietà, ma soprattutto legame di sangue. I kossovari espulsi dall’esercito serbo sono albanesi così come l'80% della popolazione macedone, a sua volta emarginata ed accusata di volersi impadronire, prima o poi, anche di un potere politico che ora gli è precluso. Le condizioni di vita delle famiglie albanesi è presto spiegata. Chi è rimasto coltiva l'orto, alleva pecore ed aspetta i risparmi di chi ha trovato lavoro in Europa. Un albanese, davanti al campo profughi di Senokos, spiega: "Io ho ospitato nove persone. Adesso, a casa mia, viviamo in sedici. Il perché? Loro hanno bisogno. Anch’io, che ho lavorato a L’Aquila, quando avevo bisogno di qualcosa, in Italia chiedevo: ho fame, mi serve un letto". La distribuzione degli aiuti umanitari nelle case, ovviamente, risulta un lavoro molto complesso che non può fare a meno delle associazioni locali. La Lega delle Donne Albanesi da anni svolge un lavoro molto capillare sul territorio nella zona di Tetovo, una città che attorno ha molti villaggi poveri. Le necessità maggiori riguardano prodotti igienici. Per questo, il primo carico proveniente da Ivrea (assorbenti per donne, pannolini per bambini, detergente universale, sapone, intimo per donne e bambini, scarpe per bambini) sarà distribuito direttamente dalle volontarie della Lega delle Donne Albanesi. A Skopje, invece, opera El-Hilal, associazione che si occupa anche della distribuzione di generi alimentari e di prima necessità alle famiglie albanesi che ospitano rifugiati kossovari. Il magazzino di El-Hilal è una parte di una fabbrica di serramenti. Il proprietario - un imprenditore albanese - ha messo a disposizione lo spazio gratuitamente (affittare un magazzino, in questo periodo, costa 9.000 lire almetro quadro). Lì, i volontari di El-Hilal preparano i pacchi per i rifugiati che, in fila, vengono a ritirare il materiale. 

I giocattoli per bambini - Il primo carico proveniente da Ivrea comprendeva anche giocattoli per bambini e materiale didattico. Il tutto servirà all’Ics (Consorzio Italiano di Solidarietà, che ha un ufficio a Skopje e che da anni collabora con il Comitato di Ivrea) per allestire una play-room nel campo profughi di Senokos. Si tratta di una tenda all’interno del campo dove i bambini possono giocare e svolgere attività di animazioni e didattiche. Il progetto - finanziato in parte dall Onu - consentirà anche di coinvolgere insegnanti ed animatori rifugiati che attualmente vivono nel campo. La play-room potrà essere utilizzata anche dai bambini del villaggio in cui si trova il campo. Accanto allo spazio per bambini , sarà allestito anche uno spazio per gli anziani con un televisore ed alcuni giornali. 

Cosa raccogliere - Il progetto dei giochi per bambini ha una valenza importantissima, soprattutto perché l’atmosfera all'interno dei campi è infernale e surreale insieme. Non ci sono spazi e possibilità di movimento al di fuori dei campi, controllati a vista dalla polizia macedone. In alcuni campi (Stankovac che ospita venticinquemila profughi e può essere esteso fino ad ottantamila e Bojane) l’altezza di certe tende non consentono ai rifugiati di stare in piedi, i servizi igienici sono delle buche nel terreno riparate da misere tende, la gente è costretta a passare da una coda all’altra per il cibo, i vestiti e le visite mediche. Le tende per gli spazi comuni -secondo il progetto deIl’Ics -consentirebbero di avviare qualche attività in grado di coinvolgere non soltanto i 

bambini che sono la maggioranza della popolazione dei campi, ma insegnanti ed educatori che, in Kosovo, facevano questo lavoro. E’ importantissimo, visti i disagi legati al trasporto ed ai magazzini, raccoglere contributi in denaro, da versare sul conto corrente numero 2017194/79 della Crt di Ivrea con la causale "Fermiamo la guerra". 

Con il denaro è possibile fare acquisti mirati all’ingrosso di materiale già imballato. 

I controlli buroèratici alle frontiere e non sono severissimi sui vari tipi di materiale, il loro imballaggio ed il loro trasporto. 

La città dei Rom - Pochi lo sanno, ma i rifugiati rom sono - in Macedonia - almeno tremila. I rom sono un popolo emarginato da tutti: dai serbi, che li cacciano dalle loro abitazioni in Kosovo, dai macedoni e dagli albanesi. Rifiutati nei campi, sono ospitati dai loro connazionali a Suto Orizari, municipalità rom più grande d’Europa. Il Sindaco Mustafà Nezdet illustra con semplicità la situazione di difficoltà ed emarginazione dei suoi cittadini: il bilancio di Suto Orizari è di novanta milioni di lire all’anno. E’ una città praticamente senza strade, con baracche ed appena due scuole primarie per 35 mila abitanti. 

r.c.