IVREA - "RINGRAZIO DIO PER TANTI CAMMINI AVVIATI
E SOSTENUTI DALLA DIOCESI"
In unione col nostro vescovo Arrigo
Monsignor Bettazzi accoglie con gioia e fede
il successore
Così diremo,
ed io per primo, dalla sera di domenica 25 nella Preghiera eucaristica,
pregando per la nostra Chiesa particolare dopo aver pregato per la Chiesa
universale "in unione con il nostro Papa Giovanni Paolo Il". Lo diremo
con fede, riconoscendo in mons. Miglio il Pastore che il Signore, attraverso
le decisioni dei supremi responsabili della Chiesa universale, ha inviato
alla nostra Chiesa particolare.
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Credo che il vescovo Arrigo giungerà con qualche trepidazione,
sia per il compito del vescovo, gia formidabile in sé per un essere
umano che deve rendere in qualche modo percepibile l’azione di Cristo,
unico Maestro, Sommo ed eterno Sacerdote, vero Pastore delle nostre anime,
sia per il fatto di tornare come padre in una Chiesa di cui è stato
figlio. Egli giunge peraltro non solo con la "grazia di stato" propiziatagli
dalla missione ora affidatagli dalla Chiesa e dai suoi responsabili, ma
anche con la ricchezza di esperienza accumulata nei sette anni di servizio
pastorale alla diocesi di Jglesias.
E' il mons. Miglio che conosciamo ed è nello stesso tempo un
mons. Miglio nuovo, secondo la dimensione soprannaturale ma anche secondo
quella puramente naturale. Questa fra l’altro gli dà il vantaggio
di conoscere tutti i pregi - e sono molti -della nostra gente, ed anche
alcuni limiti (anche quelli dell'antecessore!), rendendogli agevole partire
subito per attuare la sua missione, senza le attese indispensabili per
chi deve conoscere l’ambiente e le persone (il Card. Prefetto della Congregazione
dei vescovi nell'atto di inviarmi ad Ivrea mi diceva: "Ricordi: il primo
anno, vedere; il secondo, prevedere; il terzo, provvedere!").
Lo incoraggiamo con la nostra fede, con la nostra preghiera, con l’impegno
della nostra collaborazione, grati al Signore e al S. Padre per averci
mandato (con sorpresa dopo un iniziale consenso mio e del Consiglio Episcopale),
ma consapevoli di dover superare gli istintivi atteggiamenti umani per
assumere le dimensioni profonde della fede.
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Dicevo che lo faccio io per primo, che la Chiesa - quindi il Signore
- ha voluto tanti anni fa vescovo di Ivrea. Vi sono stato oltre trentadue
anni cercando di svolgere la missione nel modo migliore che mi fosse possibile,
portandovi quanto mi sembrava utile per il cammino stesso della diocesi,
derivandolo in modo particolare dal Concilio di cui il Signore mi aveva
fatto la grazia di partecipare, e quanto autorevolmente mi era stato aggiunto,
come fu per l’impegno specifico per la pace o, all'interno della Cei, prima
per i Seminari (e il Diaconato), poi per le Missioni.
Mi rendo conto delle mie tante deficenze personali e pastorali (e ne
chiedo perdono al Signore e a quanti ne fossero stati vittime), da quelle
della preghiera e della santità a quelle, ad esempio per una promozione
delle vocazioni sacerdotali, per un efficace coordinamento dell’apostolato
dei laici, per l’accompagnamento delle famiglie. In parte possono derivare
dalla mia costante preoccupazione di non forzare "dall’alto" se non quando
sembrava strettamente necessario, e di sollecitare piuttosto "dal basso"
-nel rispetto di più lente maturazioni - consensi e iniziative che
poi sarebbero risultate più convinte ed efficaci. In realtà
ringrazio il Signore per tanti cammini avviati e sostenuti dall’intera
diocesi, in particolare da alcuni settori o gruppi e da persone singole.
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E’ così che, proprio anche per invito e suggerimento di alcuni
o di molti della nostra gente, fino al!’ultimo giorno assolvo il mio compito
di annuncio e di solidarietà Come vedrete esprimo la mia vicinanza
e il mio appoggio ad un settore di dipendenti Olivetti, minacciati nel
loro lavoro, oltretutto particolarmente determinante per lo sviluppo italiano
della tecnologia. Così ho inviato uno scritto di partecipazione
alla manifestazione per la pace che si terrà a Ivrea la sera di
venerdì 23, dal momento che sarò quella sera a Brescia per
una manifestazione analoga E’ importante che come cristiani non ci isoliamo
nelle nostre comunità, tanto più nelle nostre indifferenze,
ma ci rendiamo conto che la nostra fede va verificata nei segni dei tempi,
cioè va vissuta concretamente nelle situazioni contemporanee come
lo è appunto la guerra di cui ci troviamo in qualche modo responsabili.
Ce l’ha richiamato il Papa, ce lo ricordano i vescovi piemontesi in
un comunicato della loro recente assemblea.
luigi bettazzi
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