Siamo nel periodo pasquale. Anche la natura si risveglia. Mi pare però che la guerra vicina abbia creato un clima di tristezza, che pesa sugli animi. La guerra vicina rende forse palpabile la precarietà del benessere e degli equilibri politici. Esiste la sensazione che il progresso non abbia fondamenta così sicure come credevamo. Credo che questa sensazione possa invitare ad almeno due riflessioni. La prima riguarda la qualità della nostra civiltà. Nell’antichità c’erano occasioni - le Olimpiadi per esempio - nelle quali le guerre venivano interrotte; c’erano le tregue per seppellire i morti. Oggi neanche la Pasqua riesce a frenare la guerra. Viene il sospetto che la guerra moderna ormai miri ad annientare l’avversario, sia un confronto senza regole. La seconda concerne la difficoltà di coniugare ideali e realtà, di operare per la pace e la convivenza in un mondo violento ed intollerante. Nella politica ciò che conta è il sistema di alleanze. Ma a pagare, e duramente, sono i più poveri. Se impareremo a cercare una soluzione a queste sofferenze il peso di questa Pasqua si muterà in liberazione. beppe scapino |