VOYAGER           


Venticinque anni dopo la loro partenza dalla Terra nel 1977, le sonde gemelle Voyager I e II, ciascuna con un carico di una tonnellata di telecamere, di strumenti per la misura di plasma, campi elettrici e magnetici e di testimonianze audiovisive della nostra civiltà, stanno avventurandosi oltre i limiti conosciuti del sistema planetario: sono ormai giunte, seguendo orbite diverse, rispettivamente a più di 80 e 60 volte la distanza della Terra dal Sole, ben oltre l'orbita di Plutone. Non sono state le prime sonde a superare le Colonne d'Ercole del sistema solare: già ci erano arrivati cinque anni fa i Pioneer 10 e 11, lanciati nel 1972 e 1973, ma ormai i più veloci Voyager li hanno superati e li stanno distanziando, con una missione audace e originale da compiere.

La missione dei Voyager è stata concepita in due parti. La prima era dedicata all'esplorazione dei pianeti esterni, Giove, Saturno, Urano e Nettuno, di cui i Voyager negli anni 80 ci hanno mandato immagini mozzafiato. Questo compito è ormai terminato quando superata l'orbita di Nettuno, le due sonde hanno iniziato ad operare a basso regime, con lunghi periodi di silenzio e arri contatti con la Terra. Così i Voyager, correndo a una velocità di 60 mila km all'ora stanno affrontando la seconda missione: con  le loro antenne direzionali invieranno immagini dirette delle regioni interstellari, spazi finora mai visitati. Anzitutto dovranno attraversare la nube di Oort, il "deposito" degli ultimi resti della nebulosa che ha originato il sistema solare e da cui ancora vengono le comete. Se sopraviveranno alle possibili collisioni con quei relitti, arriveranno ai limiti della zona di influenza del Sole, là dove "soffia" alla velocità di alcuni milioni di km all'ora il tenue ma caldissimo vento di particelle elementari (elettroni, atomi ionizzati e neutri) e campi magnetici.

Almeno fino al 2020 i Voyager ricaveranno dalle loro batterie  nucleari sufficiente energia per trasmetterci di tanto in tanto le loro scoperte, immagini e dati scientifici sull'eliosfera e il mezzo interstellare, nella speranza che le loro antenne direzionali possano sempre individuare il "puntino" Terra verso cui trasmettere.

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La missione dei Voyager è dunque il passo più gigantesco compiuto fino ad oggi nell'esplorazione dell'universo. L'uomo ha oggi iniziato una nuova fase della propria storia, il viaggio verso le stelle: stiamo inviando le prime nostre testimonianze oltre i limiti del sistema solare. Fissata su una parete dei Voyager c'è una placca dorata: un disco dal diametro di 30 cm con notizie riguardanti la Terra e l'umanità destinate a un eventuale alieno che si imbattesse nella navicella. Ci sono anche le istruzioni per l'uso: per ascoltare i suoni incisi il disco deve girare a 16,6 giri al minuto, uno standard che negli anni 70 era ancora in uso. Ma poiché nel 1982 la tecnologia della riproduzione sonora è completamente cambiata con l'arrivo dei CD letti da un laser, oggi quelle istruzioni difficilmente comprensibili non solo esseri alieni ma anche per i giovani d'oggi. Voluto dall'astronomo Carl Sagan, il disco ha incisi saluti in 55 lingue( tra cui il sumero,l'aramaico, il cine, il turco e l'italiano). I suoni terrestri vanno dal canto delle balene a quello degli uccelli e delle rane, dall'ululato della iena al crepitio della pioggia, dal rombo di un jet al pianto di un bambino. Interessante anche il programma musicale, che comprende un brano dei Concerti Brandeburghesi di Bach, tamburi di una tribù senegalese, un'aria della Regina della notte dal <<Flauto magico>> di Mozart, il celebre brano jazz <<Melancholy Blues>>, il primo movimento della quinta di Beethoven nonché musiche popolari dei pellerossa Navajo, della Melanesia, del Perù e dell'Azerbaijan.