Il metodo di produzione di sale già in uso in uso nell'antichità consiste nell'evaporazione solare dell'acqua di mare raccolta in grandi vasche artificiali di bassa profondità solitamente disposte in prossimità dei litorali così da facilitarne il riempimento mediante canali e sistemi di chiuse. Con l'evaporazione naturale si otteneva la concentrazione del cloruro di sodio sottoforma di cristalli. Requisito fondamentale di una salina, oltre alla sua vicinanza al mare, la posizione su terreno pianeggiante e impermeabile come quello argilloso. Inoltre i luoghi scelti devono stare in zona poco piovose e con alta irradiazione solare. La manodopera dell'impianto di Tarquinia, circa 200 perone, era costituita da forzati che provenivano dal vicino carcere di Porto Clementino. Dopo l'unità d'Italia, le Saline di Tarquinia ebbero un incremento produttivo: lo stabilimento fu ampliato e migliorato: vennero create nuove vasche e nacque il borgo visibile oggi con le abitazioni per gli addetti, le strutture di servizio e di pubblica utilità come una scuola. La chiesetta fu edificata nel 1917 dagli stessi ergastolani. Nel dopoguerra l'edificio per la raccolta, la raffinazione ed il confezionamento del sale, costruito negli anni 30, viene ristrutturato. Nel 1980 le Saline di Tarquinia divengono "Riserva Naturale di Popolamento Animale". I suoi 170 ettari di estensione costituiscono un ambiente di notevole interesse scientifico e naturalistico per la particolare vegetazione che comprende specie molto rare e per la fauna presente. Le saline accolgono tutto l'anno varie specie di uccelli stanziali e migratori e nelle vasche troviamo diverse varietà di pesci e crostacei. Le saline di Tarquinia cessano la produzione nel 1995. Oggi il borgo, in piccola parte ancora abitato, ospita gli Uffici Direzionali e la Stazione del Corpo Forestale dello Stato, che tutela la Riserva Naturale di Popolamento Animale. Attualmente alcuni edifici del borgo sono stati interessati da restauro ed ospitano laboratori di educazione ambientale del dipartimento di ‘‘Ecologia e Sviluppo Economico Sostenibile’’ dell’Università La Tuscia di Viterbo. In futuro è prevista la realizzazione di un museo del sale. Ancora oggi sono presenti tutte le 50 vasche (che rappresentano la quasi totalità di estensione delle riserva), la maggior parte ancora alimentate da acqua di mare proveniente dalle chiuse che regolarmente vengono aperte. Alcune vasche più distanti dal mare sono ormai senza acqua. Hanno una profondità variabile che da pochi centimetri raggiungono anche un metro di profondità.
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