Lo stabilimento del Bricchetto
Le locomotive
a vapore del fine ottocento, vengono per alcuni anni alimentate da un
particolare composto: le mattonelle di carbone. Questo composto, formato da un
impasto di pece, catrame e polvere di carbone, permette un notevole risparmio di
"esercizio", ma durante la combustione sprigiona esalazioni così velenose da
costringere i ferrovieri, per meglio resistere nelle gallerie ai fumi, a
coprirsi bocca e naso con bende ben bagnate. Nelle gallerie piu' lunghe a volte
veniva somministrato "per servizio" un bicchiere di latte a scopo
disintossicante. Oltre alla forma di mattonelle e mattoncini questa mistura
poteva assumere anche la forma di ovuli. Quest'ultimi venivano usate anche nelle
cucine per aiutare la combustione con legna. Il nome "bricchetto"
prende origine dalla
parola inglese "Brick", mattone; da qui il mattoncino viene chiamato "Bricchetto".
Nel
1890, Edilio Raggio, un armatore ed imprenditore genovese, è il fornitore unico
delle ferrovie per il carbone compresso. Forte di questo monopolio con la
società Carbonifera Industriale Italiana, impianta anche in altre città quali
Venezia, Ancona, Brindisi, Civitavecchia e Torre Annunziata fabbriche per la
produzione di mattonelle, ma quella di Novi Ligure, per le innovazioni che sarà
costretto ad introdurre, resterà per il Raggio la principale.
Nel 1899 alcuni incidenti ferroviari
riconducibili alla qualità del carbone da lui fornito, con la morte per
asfissia del personale di macchina, fecero scoppiare uno scandalo nazionale
tanto da offuscarne la sua figura.
Alla sua morte nel 1906, i suoi beni
immobili e tutti gli impianti industriali erano a quel tempo, il più grande
patrimonio liquido d'Italia.
Al Comune di Civitavecchia alla fine del
1893 giunge la domanda per l'impianto di una fabbrica mattonelle di carbone
compresso. Nel giro di poco, verrà realizzato lo stabilimento nella zona a sud
della stazione ferroviaria di Civitavecchia a ridosso del ponte delle Quattro
Porte. L'impianto verrà collegato mediante una decauville al fascio binari
della stazione: su di essa transitava la totalità del materiale lavorato, mentre
il carbone proveniente via mare, arrivava dal porto con carri trainati da
cavalli.
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Lo
stabilimento del Bricchetto visto dal ponte delle Quattro Porte e le
operazioni di scarico del carbone nel porto di Civitavecchia |
Il ciclo di produzione consisteva nel
macinare in carbone per poi realizzare insieme a pece e catrame una pasta molto
densa che veniva tagliata e contenuta in forme metalliche o in terracotta.
Questi poi passavano in un forno essiccatorio per parecchie ore. Al termine del
trattamento si ottenevano mattonelle solide di forma regolare. Negli anni questa forma di combustibile
viene man mano ridotta e nel 1910 lo stabilimento di Civitavecchia entra in
crisi e cessa la sua produzione. A quel momento l'occupazione era di circa 100
persone.
Nel 1943, come tutta l'area ferroviaria
vicina, lo stabilimento del Bricchetto venne distrutto dai pesanti bombardamenti
aerei delle forze anglo-americane e mai più ricostruito.
I pochi resti della fabbrica rimasero al loro
posto fino alla fine degli anni '70 e poi demoliti per far posto alla costruzione di nuovi palazzi. Tutt'oggi
la zona porta il toponimo de "il Bricchetto" e la via che originalmente
collegava lo stabilimento alla strada statale Aurelia, porta il suo nome.
Testo e HTML project
Stefano Foschi, gennaio
2008
Fotografie d'epoca
per gentile concessione
Angelo Cannatà
Fotografie
Raoul Marcelli e
Stefano Foschi
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