Le Chiese di Bisignano

 

Il Duomo

Non si conosce con precisione quando fù costruito ma, a considerare il suo portale gotico e la fonte battesimale, pare risalga al XIII secolo. Risalgono al  XVIII secolo l’annesso seminario  e il  Palazzo Vescovile.

          La chiesa della Riforma

Nota anche come  Santuario di Frate Umile, dedicata alle stimmate di S. Francesco d’Assisi, è ricca di opere d’arte. Un portale del XV secolo, sormontato dallo stemma dei Principi Sanseverino e dal  monogramma cristologico di S. Bernardino da Siena, immette direttamente nella navata centrale culminante nell’ abside, su cui si erge l’imponente scultura lignea di Gesù Crocifisso, opera di Frate Umile da Petraia e risalente al 1637. Di grande valore artistico anche una scultura marmorea raffigurante la Madonna delle Grazie , attribuita alla scuola di Antonello Gaggini (1537) e un dipinto su tela raffigurante il martirio di S. Daniele Fasanella, opera di ignoto pittore napoletano della scuola di Luca Giordano. Di più recente produzione sono invece: un organo a mantice della seconda metà del 1700, la statua di S. Umile da Bisignano e l’affresco del pittore Iuso da Rose raffigurante S. Francesco d’assisi mentre ricene le stimmate. Annesso alla Chiesa è il convento dei frati minori risalente al  XIII secolo. Il convento fu fondato dal Beato Pietro Cathin e conserva ancora oggi al suo interno il chiostro duecentesco, dove è possibile ammirare una colonnina con inciso l’anno di costruzione: 1222 (vedi foto ) ; inoltre vi si possono visitare il museo, la biblioteca e la cella di Frate Umile da Bisignano (1582-1637) , che oltre a custodire le reliquie del Santo, conserva un dipinto su tela a lui stesso dedicato, della seconda metà del  XVIII sec.

 

San Domenico

Un tempo parte interante del complesso monastico dei frati Domenicani, insediatisi a Bisignano nel 1475 e ivi residenti fino al 1809, fino a quando cioè le leggi eversive della feudalità non li costrinsero ad abbandonare il convento. La struttura attuale sorge sui resti della Chiesa quattrocentesca, distrutta dopo il terremoto del 1887.Sulla facciata in stile romanico-gotico è possibile ammirare quattro logge, un portale e una bifora a sesto acuto. Nel campanile troviamo quattro campane, di cui la più grande risalente al 1839, mentre le altre vennero fuse rispettivamente nel 1906, 1979 e 1983.

 Santa Maria di Costantinopoli ('A Marunnella)

L’ antica chiesetta di S. Maria di Costantinopoli (Madonnella) sorge in via dei vasai e  ricorda l’influenza bizantina in Calabria. Un tempo sorgeva al suo fianco il monastero delle Clarisse della SS. Trinità, che ebbe vita fino al 1800. In onore della Madonnella si tiene a Bisignano, ogni terza domenica di ottobre, una fiera di antiche origini. La chiesa fu ricostruita nel 1700, e a tale epoca risale l’abside e l’arco trionfale a tutto sesto, ricostruiti sul vecchio stile medievale. Cinquecentesca è l’acquasantiera in pietra tufacea con piedistallo. Le due campane risalgono una al 1797 e l’altra probabilmente al 1504. Gli ultimi lavori di consolidamento avvennero nel 1945.

 

 San Francesco di Paola

Protettore di Bisignano, un tempo dedicata a S. Maria di Loreto e risalente al XVI secolo. Al suo interno, dopo i restauri ultimati nella metà degli anni novanta, si possono visitare le tombe e le cripte, un affresco quattrocentesco di S. Maria di Coraca, parte dell’antico oratorio su cui è sorta la Chiesa, il pregevole cassettonato  ligneo risalente al 1719, alcune tele del XVIII e del XIX secolo, la scultura lignea di S. Francesco di Paola, opera del XVII secolo.

 

Santo Stefano Protomartire

La Chiesa del XVIII secolo conserva un quadro ad olio su tela raffigurante l’apparizione della Vergine a S. Gaetano e una scultura lignea della Madonna del Carmine risalente al XIX secolo.

 

Santa Maria del Popolo

La Chiesa risale al XVII secolo ed in essa è possibile ammirare un dipinto su tela raffigurante la Madonna col Bambino e le anime del Purgatorio, risalente probabilmente al  XVIII secolo, e la statua lignea della Madonna del Popolo risalente al XVIII secolo.

 

San Bartolomeo

La chiesa di S. Bartolomeo, ubicata nel centro storico, tra i quartieri di S. Simone e Giudeca, si erge su un’altura di immediata visibilità per chi arriva a Bisignano. Eretta nel XIV sec. per volere del Capitolo della Cattedrale che, in seguito alla peste del 1348, decise di investire le donazioni ricevute dalle famiglie estinte nella costruzione di numerose cappelle. La sua posizione in prossimità del quartiere Giudeca, antico ghetto ebraico, non sembrerebbe essere casuale. Nel Mezzogiorno accade spesso di trovare chiese dedicate a S. Bartolomeo nei pressi di quartieri abitati da Ebrei. Secondo un’interpretazione risalente al IX sec. ed a tutt’oggi condivisa, l’apostolo Bartolomeo è da identificarsi con Natanaele, l’Israelita che riconobbe Gesù come Messia. La presenza, quindi, di una chiesa dedicata a S. Bartolomeo è testimonianza di contrapposizione ideologica e rappresenta, se non proprio una provocazione, un monito da parte della Chiesa, anche di quella locale, ai Giudei di lasciare i loro “inganni” e proclamare Gesù di Nazaret loro Divino Salvatore2. Nel ‘700 la chiesa venne ricostruita sui ruderi basso medievali e, dopo il terremoto del _1887 venne ad essa accorpata la parrocchia di S. Nicola del quartiere      S. Simone, andata distrutta. Intorno agli anni ’30 del secolo scorso il parroco don Savaglia la ampliò con l’aggiunta dell’attuale navata sinistra in cui trova posto la statua di S. Nicola di Bari, a ricordo dell’antica chiesa parrocchiale. Lo stesso incaricò il maestro Aldo Tenuta di eseguire le decorazioni pittoriche all’interno della chiesa, tuttora visibili. Sul piccolo campanile sono collocate due campane. Una risale al 1445 e reca un’iscrizione greca ed una M a rilievo. Tale campana è detta “campana della morte” e ricorda l’episodio della peste che si abbatté su Bisignano nel 1348. L’altra campana è dell’800 ed è collocata nel punto dove un tempo era posta la campana della Sinagoga ebraica, trasportata sul campanile di S. Bartolomeo quando, a seguito della scacciata degli Ebrei, la Sinagoga fu adibita ad abitazione. Successivamente la campana ebraica venne donata al parroco di S. Maria de justitieris, il quale la fece fondere allo scopo di far perdere le tracce della sua origine.Il 21 agosto1806 la chiesa venne assalita e saccheggiata da una banda di briganti, proveniente da Acri e guidata da Francatrippa. L’episodio è riportato in un racconto manoscritto dell’allora parroco Berlingieri, che così scrive:«[…] si certifica e fa fede con giuramento […] che oggi ad ore 17 scesero da vicino comune di Acri da circa due mila briganti guidati da capo Giacomo Pisano Francatrippa e tre dei suoi seguaci, cioè Gaetano Zanfini, il figlio di Timpiricchio ed il figlio di Dario, con violenza scassarono la porta di suddetta parrocchia e si pigliarono i sottoscritti utensili: il calice e la patena con piede d’ottone. Due tovaglie di orletta fine con pizzilli che erano sopra l’Altare. Due pianete usate, cioè una rossa e l’altra di colore. Il suggello della parrocchia che era dentro lo stipo dell’Oglio Santo. Il secchietto per l’acqua santa di stagno del peso di libre 5. Il camice di orletta fina con pizzillo fatto da me nell’anno 1801. […] Santa Veltri e Cecilia Panza videro le tre suddette persone per dentro il quartiere della Giudecca con i sopra descritti utensili nelle mani. Ne ricorsi come fecero gli altri a S. Maestà il Re Gioacchino Napoleone per qualche compenso e niente potei ottenere. E per discarico di mia coscienza ne ho formato la presente fede […]».

Trail 1939 ed il 1943, in pieno regime nazista, nel campo di concentramento di Ferramonti vissero oltre 2000 rifugiati Ebrei, provenienti da gran parte del’Europa ed in modo particolare dalla Germania. Tra gli internati vi erano molti professionisti e tra questi Michel Fingesten, docente di Belle Arti presso l’Università di Berlino nato nel 1884. Ottenuta la libertà dopo l’armistizio del 1943, venne a Bisignano, dove incontrò il parroco di S. Bartolomeo don Giuseppe Savaglia. Questi gli commissionò la realizzazione di un quadro raffigurante il martirio di S. Bartolomeo, “degno di stare sull’Altare”. Avuto come modello un’immaginetta, trascorse otto giorni a dipingere in una stanza messagli a disposizione nella stessa casa del parroco. Dopo tale periodo il quadro è terminato e raccontava, per usare le stesse parole dell’artista, “due drammi nei due visi”: in quello del Santo il dramma della tortura, della sofferenza e della sopportazione;nell’altro la crudeltà del carnefice. Il quadro del martirio di S. Bartolomeo è l’ultima opera eseguita dal prof. Fingesten. Dopo qualche giorno dalla consegna, infatti, venne colpito da malore e, ricoverato presso l’ospedale di Cosenza, morì nel 1943 a causa di un’infezione contratta a seguito di un intervento chirurgico. Di recente il dipinto è stato esposto nella mostra itinerante dal titolo: “Il rifugio precario: Artisti e studiosi della Germania in Italia 1933-1945”, organizzata dall’ “Akademia der Kunste” di Berlino in collaborazione con il Museo di storia contemporanea di Milano e i Goethe Istitute di Milano e di Roma, ponendo così il quadro custodito nella chiesa di S. Bartolomeo all’attenzione internazionale.

 

San Pietro Apostolo

Conserva al suo interno un elegante balconcino (Vedi foto) , che Papa Benedetto XIV concesse di aprire nel 1751, da cui i membri della famiglia Fasanella potevano assistere direttamente alla Messa. Da considerare sono anche le due campane. La più grande probabilmente appartenente alla vecchia Chiesa di S. Pietro e porta la data del 1732. La più piccola, invece, venne recuperata dallo smantellamento della Chiesa di S. Maria della Motta o di Castromonte, ubicata sulla collina Castello.

 

 Santa Maria de Justitieriis

La chiesa di Santa Maria de Justitieriis, non più aperta al culto dal 2 aprile 1997, è sicuramente di origine medievale. Del nucleo originario poco rimane attualmente, ciò che si può osservare risale al XVIII sec. Essa sorge nel quartiere San Zaccaria, il rione che trae il nome dallo storico evento del concilio del 744, indetto a Roma dal Pontefice Zaccaria, di origine calabrese. L’evento molto singolare indusse Anderano, l’allora Vescovo di Bisignano, a dare il nome di Zaccaria a uno dei più “ridenti” quartieri dell’abitato. Così si leggeva in una antica iscrizione esistente nella vecchia e medievale chiesetta.2 Sul finire degli anni trenta del secolo scorso, la chiesa di Santa Maria De Justitieriis era considerata la seconda parrocchia della città per importanza. Si racconta che, in occasione di eventi pericolosi per Bisignano, le sue porte venivano aperte al popolo, dopo il battito a stormo delle campane. La sua importanza pare sia dovuta all’essere la sede della più antica arciconfraternita di Bisignano, quella del Santissimo Sacramento. Questa, ricorda il Pagano, esisteva già nel periodo compreso tra il 1644 e il 1680, insieme alle altre confraternite laicali della ss. Annunziata, della ss. Concezione della Riforma, del ss. Sacramento della Piazza, di Santa Caterina. Prova ne è l’iscrizione sull’architrave della porta d’ingresso della chiesa: “Sumptibus Societ. SS.mi Sacramenti Anno MDCXXXVI”.3 L’arciconfraternita del SS. Sacramento pare risalga al 1240. All’origine aveva lo scopo di nascondere, sotto l’etichetta religiosa, il movimento politico antisvevo dei baroni locali e di tramare, nell’ombra, contro mire imperiali.4 In un documento del 1637, secondo cui la medesima arciconfraternita fu istituita, sotto il nome di Santissimo Crocifisso, anteriormente al 1302, emerge l’impegno evangelico e caritativo dei sui membri. Essi erano tenuti a curare l’esposizione del Santissimo Sacramento in giorni particolari; far celebrare di domenica e nei giorni festivi due messe, al mattino e al pomeriggio; accompagnare con le lampade accese la Santissima Eucaristia durante la processione del Corpus Domini.5 La chiesa di Santa Maria de Justitieriis, attualmente, conserva poco dell’originaria struttura medievale e rinascimentale. Non vi è nessuna traccia della porta lignea cinquecentesca e dell’elegante occhio forato, che doveva sormontarla. Si conserva però il “fiorito” portale classicheggiante in pietra tufacea del 1636.6 Le campane sono state rifuse nel 1906. È interessante ricordare come, in seguito a questo evento, è andata perduta la campana di origine ebraica, proveniente dalla chiesa di San Bartolomeo. Questa campana, appartenuta alla Sinagoga ebraica fino al 1511, era stata donata alla chiesa di San Bartolomeo, dove rimase fino al XIX sec.7 Tra le opere conservate al suo interno: una settecentesca scultura lignea dell’Annunziata con l’Arcangelo Gabriele e un quadro settecentesco di Cristoforo Santanna, raffigurante l’Annunciazione. Attigua alla chiesa di Santa Maria De Justitieriis, in un’ampia e capace sala, si riuniva il parlamento della Città; qui era la sede del Mastro Giurato e del Giudice di Pace. Nello stesso quartiere era il nuovo palazzo dei San Severino; pare che quei principi fossero molto devoti della loro parrocchia.8

 

L'Immacolata

Sorge a poche decine di metri dalla Concattedrale e dagli annessi locali dell’Episcopio, la sua struttura attuale è molto semplice e risale alla fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento. La chiesetta, a due navate interne, presenta sulla facciata un portale ligneo di maestranze locali sormontato da due occhi; una finestra bifora, che funge da campanile, con due campane all’interno risalenti al 1867 e al 1786. Il suo nucleo originario pare risalga agli anni a cavallo tra il XVI - XVII sec.
Al suo interno si conserva la statua dell’Immacolata Concezione e una settecentesca statua lignea di sant’Antonio col Bambino proveniente dal convento dei Cappuccini. Nella Sacrestia invece si possono ammirare uno stipo settecentesco e un quadro dello stesso periodo raffigurante il Transito di san Giuseppe, entrambi di scuola napoletana. Nella stessa si conserva pure una statua di san Giuseppe, opra di artisti di Scigliano.
Dal XVI secolo e fino a qualche ventennio addietro la chiesa è stata la sede della Confraternita dell’Immacolata Concezione, che ebbe la fortuna di annoverare tra i suoi confratelli san Umile da Bisignano. La confraternita aveva a cuore il sostegno ai poveri e alle future spose.
La chiesa è aperta poche volte durante l’anno e cioè in occasione della festa dell’Immacolata e di san Giuseppe.
La sede Archeoclub d’Italia di Bisignano, proponendo l’apertura di questa chiesa intende offrire agli abitanti la possibilità di ammirare un pezzo del patrimonio artistico bisignanese che, negli anni, ha dato non pochi contributi al formarsi di una spiritualità improntata a un autentico interesse per gli ultimi, tuttora palpitante nella sensibilità popolare.

 

 Santa Maria della Pietà

La chiesa di S. Maria della Pietà, così come oggi si presenta risale al 1778, anno in cui venne ricostruita ad opera di fra Francesco La Fontana di Bisignano. Il suo nucleo originario, posizionato su quella che era la principale via di accesso alla città, risale però ai primi del  1400.  Si tratta dell’antico conventino del terzo ordine francescano intitolato a Santa Maria di Loreto o della Pietà, sorto qui, nella vallata della Chiubica, quasi come naturale ramificazione del convento di S. Francesco d’Assisi (attuale santuario di S. Umile) fondato dal beato Pietro Cathin. “Qui - secondo una pubblicazione dell’ Avv. Gaetano Gallo sul periodico «Brutium» del   1939 - trionfa l’arte degli scalpellini e delle maestranze della Valle del Crati del 1400, in una linea sobria e classica”.Il conventino venne soppresso nel    1653, ma non venne abbandonato grazie a un eremita, che vi dimorò per lungo tempo. La chiesetta (m 4 x 7, oltre la sacrestia) è a una sola navata con quattro arcate a tutto sesto e conserva intatta la sua linea quattrocentesca. Il portale in pietra tufacea (foto in basso), ha inciso l’anno di rifacimento (1778). Alla chiesa sono addossate le vecchie mura dell’antica casa monastica. Tra le opere quattrocentesche conservate al suo interno ricordiamo una conca tufacea su cui era infissa la croce, l’acquasantiera e l’altare. Di epoca medievale è la pittura della Pietà (m 1 x 1) raffigurante la Madonna, che regge in seno Cristo Morto, con due oranti ai lati: un domenicano a sinistra e la Maddalena a destra. Quando nel 1778 la tela fu tolta dal muro e situata in una cornice di legno, per preservarla dalla corrosione già troppo avanzata, furono aggiunti lateralmente, in muratura, due colonnine e in alto tre angeli che sostengono uno stemma. Nella chiesa un tempo era custodita anche la quattrocentesca scultura in tufo di S. Maria della Pietà (foto in alto), simile alla pittura medievale. Attualmente è affidata, per motivi di sicurezza, alla famiglia Boscarelli dott. Michele, in quanto proprietaria della chiesa. In tufo intagliato si presentano anche la mensa, i piedi della mensa, un gradino dell’altare, tutta la cornice in cui era originariamente la tela della Pietà e i fregi che la circondano.

 

San Andrea Apostolo

Risale al XVIII secolo, in essa sono custodite opere d’arte di un certo richiamo.

 

Santa Maria ad Nives

(Proprietà della Famiglia Gabriele Dott. Boscarelli)

Poche le notizie circa l’edificazione della cappella di Santa Maria ad Nives. All’interno si può ammirare il quadro di S. Maria della Neve con S. Antonio e S. Francesco. Di pregevole fattura è il balconcino  in ferro battuto di metà ’800, da dove la Fam. Boscarelli partecipava alle celebrazioni religiose. L’istituzione del Beneficio di Santa Maria ad Nives della Fam. Boscarelli in Bisignano, fu fondato nella metà del ‘500 dapprima nella Chiesa di Santa Maria de Justitierijs in Bisignano da Francesco figlio di Gio: Leonardo e Restituta Bonavita, per i discendenti del cugino Giacomo figlio di Persio. Successivamente le Messe vennero celebrate nella Cappella di Famiglia. Il primo Rettore fu Giovanni morto nel 1619 e Diego, figlio di Giacomo, ne fu il secondo. Successivamente i Rettori furono: Giovanni Battista nel 1630 con l’obbligo di celebrare quattro Messe la settimana; Antonio, morto nel 1680, figlio di Giovanni e Anna Luzzi, laureato in Utroque Jure; Domenico, morto nel 1774, figlio di Giacomo e Cecilia Loise, Arcidiacono del Capitolo Cattedrale; Diego, morto nel 1809, figlio di Giovanni Francesco e Candida Campagna.

 

Chiesa di S. Maria della Motta (Non più esistente)

Sorgeva un  tempo sull’attuale Collina Castello, prima dei lavori di abbassamento, la chiesa di S. Maria della Motta o di Castromonte, che mantenne il titolo e i privilegi dell’Archimandritato fino al  1670. Al suo interno era un dipinto del 1431, raffigurante S. Maria della Motta, S. Anna e S. Giacchino, che si diceva essere miracolosissimo. In questa chiesa vi era anche una forte devozione verso S. Biagio, il cui olio della lampada era considerato un ottimo rimedio contro il mal di gola. Danneggiata da diversi terremoti, fu abbattuta nel 1931, e la sua campana venne collocata sul campanile del convento della Riforma. Al suo interno si trovava anche un altare ligneo del 1600.

 

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