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 STAGE DIDATTICO-NATURALISTICO

CEA GEOPUS - Fabrezza - 19-20-21 Giugno 2003

 

 
 

 

 

Segnalato nel Gennaio 2003 (numero minimo di partecipanti 15, massimo 25), lo stage si è svolto nel Centro di Educazione Ambientale di Fabrezza in Valsalarno (vedi Geopus in questo sito). "Ovviamente" tutto al femminile, lo stage ha registrato la partecipazione di 24 insegnanti di Scuola Elementare.

Circa la provenienza geografica delle partecipanti, lo stage ha evidenziato tre poli: il veronese (nutritissimo gruppo), il milanese e il bresciano.

Scopo dichiarato dello stage: calarsi nei panni di allievi di classe Quarta/Quinta e svolgere sul campo un'intensa programmazione di tre giorni per esplorare un territorio di media-alta montagna.

Strumenti a disposizione, oltre alle gambe: elementari nozioni di orientamento e cartografia, schede di lavoro, osservazione e riflessione, sensorialità ampia, introspezione, fantasia, sintonia ambientale. Discipline coinvolte: geografia, geologia, meteorologia, orientamento, botanica, astronomia, lingua italiana.

I lavori sono stati favoriti da un tempo atmosferico eccezionale, come da anni in luogo non si registrava (magnetismo positivo delle straordinarie stagiste?).

Lo stage è stato condotto da Alberto Galbiati.

 

 

 

 

1  L'approccio alla Natura è  immediato. Cartellette da campo, carte topografiche, schede di lavoro, bussola, buoni scarponi e voglia di fare consentono subito il tuffo nell'Altro Pianeta. Solo ieri, nelle nostre pianure, abbiamo lasciato soffocanti temperature intorno ai 35 gradi. Il fresco ombroso delle grandi abetaie ci avvolge accarezzando generosamente la pelle. Gli elementi di orientamento, non proprio consueti per tutte noi, si ripetono ad ogni opportuna occasione e cominciano a fissarsi e a divenire bagaglio culturale.

 

2  Gli abeti ci stringono in un abbraccio che non è solo fisico: ci sentiamo dentro e parte di un'organismo che pulsa, nel quale scorre incessante il flusso della vita. Guizzi di luce, penombre, ombre e silenzi disegnano un mondo irreale, che suscita sensazioni profonde. Lungo il percorso ci fermiamo per fissare con immagini ciò che il nostro cuore sente dentro l'incredibile mondo: così nascono splendidi elaborati, taluno realistico, talaltro fantastico, altro ancora informale, secondo le sensibilità di ciascuna.

 

 

             

 

"Possiamo sconfiggerli solo se riusciamo a trovarli". Un'attenta osservazione dà volto ai Mostri di Malefit, mentre la Natura offre prova di sorprendenti capacità ritrattistiche.

 

La Cascata di Luce è il culmine di una ricerca che, sotto i nomi fantastici di Ganda di Malefit, Quattrocento Cavalieri e Regno di Luce, disseziona e conosce frane, boschi, torrenti.

 

        

5  Il secolare Larice Guardiano sorveglia il Campo Di Fantàsia, probabile teatro di riti preistorici, come testimonia un'incisione rupestre individuata di recente . Nel luogo, racchiuso da un'alta parete rocciosa ad anfiteatro, avvertiamo concentrarsi l'eterna energia universale. Nel polo energetico del luogo, vero e proprio sportello psicoterapeutico, una foto immortala la ricarica di cui sentiamo la necessità al termine di un anno scolastico.

 

Il risveglio mattutino è propiziato da una dolcissima melodia che diffonde nelle camere dell'albergo cinguettii di uccelli amalgamati a suoni di strumenti musicali. I risvegli cittadini sono lontani anni luce in quest'Altro Pianeta.

7  Oggi ci si dirige verso le sorgenti del torrente Salarno, sul Sentiero dei Tre Laghi. Il percorso è stato studiato sulle carte nel cerchio di ieri sera, che ci ha anticipato tutte le difficoltà di oggi. L'escursione ci porterà a 2.100 metri.

 

 

8  Man mano si sale, il paesaggio muta. La vegetazione si dirada, gli alberi lasciano progressivamente posto agli arbusti e alle praterie, regno di una rigogliosa fioritura d'altitudine.

 

 

9  Fiori fra i fiori ...

10  Buck, nostro fedelissimo compagno di viaggio, approfitta anch'esso della sosta-pranzo per affidarsi alla nostra generosità. E non sembra prestare troppa attenzione all'abbigliamento della nutrice.

 

11  Ormai vicine alla meta, da cui ci divide solo il Purgatorio, tutto il paesaggio si veste di una ininterrotta macchia di rododendri in fiore da cui spuntano solo le rocce tonalitiche. E tutto ci prepara al ...

12  nostro meritatissimo premio: lo spettacolo mozzafiato del versante meridionale dell'Adamello.

 

13  Giunte quassù, la foto di gruppo è obbligatoria. Nonostante nell'immagine manchino casualmente alcune stagiste, il gruppo, non c'è che dire, è veramente ... tosto.

 

14  Chiare, fresche, dolci acque ...

Complice un sole pienamente estivo, le rocce tonalitiche, montonate da antichi ghiacciai, favoriscono un fuoriprogramma graditissimo di cui tutte godiamo gioiose.

 

15 

Il ritorno alla base non ha praticamente storia.

Doccia e cena, breve libertà.

Un cerchio di riflessione sulla luce, il buio, la paura, introduce l'escursione notturna, che nella Radura delle Fate ricrea una magica atmosfera adatta alla creatività fantastica.

Quattro gruppi di lavoro presentano quattro leggende utilizzando gli elementi raccolti il primo giorno: la Regina Luce, Malefit e l'Orda malvagia, i Quattrocento Cavalieri, la Cascata di Luce.

Il silenzio totale nell'oscurità che totale non è mai, prende, emoziona e commuove.

L'esperienza conclusiva di una giornata ricchissima si stampa in profondità.

16  Ganda: prima attività del terzo giorno. Una semplice arrampicata che mette a prova ciascuna di noi, come questi bambini di Terza elementare. Ai piedi del percorso, guardando in su, qualcuna sente stringersi lo stomaco: ce la farò? Alla fine, come sempre, tutte ce l'hanno fatta.

 

17  La ganda è un pretesto per giungere al Villaggio della Formica Rufa, dove l'osservazione di questo insetto nel suo ambiente di vita mette i puntini sulle i di qualche convinzione errata manifestata dal disegno preliminare dal titolo "Formiche nella mia testa".

18  L'attività di chiusura riguarda il Torrente Salarno, delle cui acque siamo chiamate a disegnare i movimenti, dopo che l'esame preliminare di una scheda ci ha fornito un copioso lessico sulle parti del torrente, sulle sue voci, sulle azioni dell'acqua.

 

19  Intorno alle 16 di Sabato,lo stage si chiude. Il momento del commiato è affidato ad una danza spontanea: disposte in cerchio, seguendo i ritmi crescenti di brevi stacchi musicali, ci trasformiamo in acqua e con i movimenti del corpo mimiamo la storia del torrente che ci scorre vicino, dalla sorgente al quieto lago di cui è immissario.

Lo scambio di abbracci con Alberto, nostro mentore in questi tre giorni, è affettuoso e commovente.

Non abbiamo partecipato a uno stage:

abbiamo conseguito una sintonia che non dimenticheremo facilmente.

 

Venti giorni dopo lo stage, le insegnanti si sono ritrovate sulle colline veronesi, per la pura gioia di rivedersi. Elisa, che le ha ospitate, ha donato loro uno scacciaguai realizzato con legnetti e pigne raccolte a Fabrezza.

Nei cuori di tutte, i rododendri dell'Adamello.

       
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