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a pochi anni fa la val del Boite era quasi priva di
testimonianze archeologiche; una moneta romana bronzea a Cortina di
Traiano (98-117 d.c.) con altri manufatti non raccolti, una d'oro di
Zenone Isaurico (474-476 d.c.) a San Vito, una statua di bronzo alta
cm. 20 a Vodo. La statua è senz'altro il reperto
più
interessante; fu trovata ai piedi di un colle durante dei lavori per
una segheria. Inizialmente fu ritenuta un falso, in quanto priva di
contesto, e venne genericamente catalogata come Vittoria
alata e trattenuta presso la Soprintendenza di Padova. La
garbata
richiesta della nostra iscritta Antonia Pinazza di esporla presso il
museo di Pieve è stata recentemente accolta dall'ente di
tutela
e un riesame del reperto ha portato a scoprire che il personaggio
raffigurato teneva per mano un'altra persona, portando quindi a
ipotizzare che si trattasse di un Lare,
divinità molto spesso presenti negli incroci di strade.
Il
luogo della scoperta in effetti è posto lungo il percorso
dell'antica Via Regia, usata già dal Medioevo. Da Vodo parte
la
strada che conduce a Zoppè, dove la leggenda vuole ci fosse
un'altro "cimitero dei pagani", ma le ricerche condotte già
nell'Ottocento non avevano avuto esito. La posizione di
Zoppè, a
cavallo tra la val Zoldana e il Cadore, poteva essere utile per i
commerci, soprattutto di metalli. L'assoluta mancanza di reperti
preromani è stata recentemente smentita dalle scoperte degli
appassionati ricercatori locali, fra cui i nostri iscritti Daniele
Lucia, del Favero Lino e Belli Corrado. Sono state inizialmente
rinvenute nell'area di Mondeval due pietre, una delle quali con
iscrizione venetica è stata esposta alla mostra AKEO di
Montebelluna; noi vi forniamo la descrizione di entrambe della
professoressa Mariagrazia Lui, che le ha potute esaminare a San Vito
insieme alla professoressa Marinetti, alla dottoressa Cangemi e al
Soprintendente ai beni archeologici del Veneto dottor Malnati.
La pietra n.1 ha le seguenti misure:
Lato A cm. 18, lato B cm. 19, lato C cm. 23, lato D cm, 17 ed
uno
spessore di cm. 4-5. Dovrebbe trattarsi di arenaria.
I lati A, B, D, sono stati spezzati recentemente; infatti , presentano
una colorazione diversa dalle altre facce ed una patina non molto
spessa di materiale organico (muschi , licheni ed altro). Il lato C,
spezzato a sua volta, deve essere frutto di una lavorazione
(o di
caso ) antica. In basso la pietra presenta tracce di lavorazione a mo'
di cornice e si suppone che fosse lavorata in modo da reggersi in
verticale, forse infissa nel terreno. La superficie recante
l'iscrizione è frutto di una raffinata e paziente
lavorazione
con una sorta di martelletto. L'iscrizione che si svolge lungo tutto il
lato A sembra essere la parte centrale di un'iscrizione più
lunga, mutila certamente della prima parte, meno certamente della parte
finale; un segno a potrebbe essere interpretato come una traccia di
puntuazione e, quindi , non costituire la parte iniziale di un'altra
lettera. Sono oggi leggibili , almeno ad occhio nudo, nove lettere, in
buona e chiara grafia locale (cadorina), piuttosto sicure e pulite nei
tratti, dall'altezza di cm. 4 e dalla larghezza di cm. 2. L'ipotesi
avanzata è che si tratti di un patronimico in caso
nominativo; purtroppo l'aspetto mutilo non lascia spazio a
congetture circa il nome proprio del personaggio citato dal
patronimico. L'assenza di notizie circa il contesto di rinvenimento
(votivo, funerario, altro) non consente per ora di avanzare ipotesi
interpretative. L'iscrizione si può tradurre
così:
KIKANIJOS (figlio di kikanio). La pietra n. 2 ( della quale non sono
riuscita a rilevare le misure) appare cosparsa di lettere (L, M, ed
altre) incise profondamente in epoca assai recente e presenta un
circolo realizzato a compasso (è
evidente ancora il
foro centrale nel quale è stato puntato il compasso ). E'
impossibile datarla, visto che il luogo è stato frequentato
per
secoli da pastori e viandanti ed è credibile che chiunque di
loro ed in ogni epoca potesse voler incidere un segno o le proprie
iniziali su pietra. Più interessante è
risultato il
secondo piano della pietra che reca, oltre ad un'accurata preparazione
del supporto scrittorio, una miriade di segni realizzati con la tecnica
filiforme, graffiti con selce o più facilmente con una punta
di
metallo. Sembra richiamare manufatti simili rinvenuti in Valcamonica o
Wurmlach. Mariagrazia
Lui A
seguito di questa scoperta il lavoro di Daniele Lucia ha portato alla
costituzione di una cellula museale con l'esposizione della pietra e ad
un convegno sulla scoperta. Durante la successiva visita al luogo del
ritrovamento uno dei partecipanti ha scoperto un'altra pietra con
incisioni in venetico; è quindi evidente che non si tratta
di un
reperto sporadico ma di qualcosa di più complesso. Le
ipotesi
più probabili sono quelle di confinazioni o indicazioni per
antichi percorsi ma non vanno scartati a priori supposizioni legati a
dei culti.
Nel 2008 due nuove scoperte hanno portato alla certezza della presenza
di un insediamento di età romana a San Vito; entrambe sono
avvenute grazie alla sorveglianza del territorio dei cittadini. La
prima scoperta è avvenuta durante i lavori per la rettifica
della statale Alemagna. Il signor Dario dall'Olio ha notato una
stratificazione di terreno nerastro ed ha avvisato il funzionario della
Soprintendenza Eugenio Padovan, che è prontamente
intervenuto
sul posto. Sono stati subito rinvenuti dei frammenti di terracotta
antichi e i resti di strutture in sezione. La ditta Pacitti ha eseguito
lo scavo archeologico con ottimi risultati; sono emersi i resti di una
struttura di età imperiale, visto il ritrovamento sul
pavimento
di una moneta in bronzo forse del IV secolo D.C.. La presenza di legni
carbonizzati fa pensare ad un incendio come motivo dell'abbandono.La
casa ha un pavimento in battuto di malta ed è parzialmente
sventrata dall'azione della ruspa.Nel secondo caso sono state rinvenute
durante dei lavori presso la strada che conduce alla partenza della
seggiovia delle stratificazioni nerastre lunghe un centinaio di metri
alla profondità di tre metri con presenza di frammenti di
terracotta antica ; si suppone la presenza di un villaggio sul conoide
alluvionale sepolto da una frana. L'ingagine
archeolgica successiva ha confermato questa ipotesi portando anche al
ritrovamento di grandi quantità di terracotta scaricate in buche
(cosidetti butti ). Per il momento lo scavo è concluso in attesa
di nuovi fondi.
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