Architettura Italiana 1

Il primato dell’architettura sulle scelte della citta’

 

IPOTESI SU CENNI DI METODOLOGIA DELL’ARCHITETTURA URBANA DELLE PERIFERIE IN UNA VISIONE UNITARIA DI URBANISTICA ED ARCHITETTURA NELLA QUALE L’ARCHITETTURA ABBIA IL PRIMATO.

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TERZO

 

NON SI PUÒ’ RITENERE CHE SI RISOLVA TUTTO CON GLI STANDARD URBANISTICI O CON LE LEGGI URBANISTICHE DI QUALSIASI TIPO.

RAVENNA – la Standiana – Concorso Nazionale 1983

 

Gli Standard sono semplici numeri, che, se vengono tradotti, come spesso accade, in anonimi retini, nulla ci dicono della qualità urbana. Anzi è proprio così facendo, che ci troviamo i 2,5 metri quadrati di Parcheggi dove non servono: vedi per esempio a Sant’Erasmo – fulcro di partenza o arrivo per la periferia di San Giovanni – il megaparcheggio a sei piani, che non serve neanche per girare i noti film polizieschi americani.

Non è che non si debbano fare i Piani Parcheggi, i Piani di Interscambio, i Piani del Traffico, è che non si può pensare a recintare un Centro Urbano, ritenendo, forse, di applicare nello "spirito" gli articoli 17 della 765 e 18 della 865 sulla Perimetrazione dell’abitato: la Periferia è parte integrante quel centro urbano e pertanto non si può ritenere di estrometterla dalle funzioni principali di una città.

E’ così facendo che i due metri quadrati di standard per Attrezzature Pubbliche sono un puro numero, che nulla dice, se sono accorpati tutti al centro. Di contro il Decentramento, se si traduce in Centri Direzionali mega attrezzati, crea bubboni ancora più cancerosi.

I nove metri quadrati di Verde pubblico ed Attrezzato, prima di tutto bisogna dire che sono assolutamente ridicoli nella quantità, basti pensare che studi degli anni ’60 avvertivano che Stoccolma aveva adottato uno Standard di Verde di 100 mq/abitante di cui 20 all’interno dei quartieri, Londra 80 mq/abitante di cui 28 all’interno dei quartieri, la Germania 50 mq/abitante di cui 16 all’interno dei quartieri e così tutte le altre nazioni europee; per l’Italia si consigliarono, in considerazione delle nostre città storiche ed altro, 25 mq/abitante di verde di cui almeno 10 all’interno dei quartieri. Noi invece siamo ancora fermi – pur con infinite altre prescrizioni – a 18 mq/abitante di standard Complessivi, cioè Istruzione, attrezzature, parcheggi, verde pubblico,verde attrezzato e per tutto il VERDE 9 mq/abitante, contro i 100 di Stoccolma. Pur se da studi del ’95 di Lega Ambiente per Napoli risultano soltanto 4,87 mq/ab complessivi, contro i 22 di Forlì e Perugia, i 21 di Bologna etc., ma come se non bastasse, spesso i 9 mq sono calcolati sommando anche le aiuole dei nostri condomini, ma cosa ancora più grave, ubicandoli alla stessa maniera della nota media dei polli, per la quale, se due signori hanno due polli ed uno li mangia tutti e due, l’altro ne ha mangiato uno: eppure lui non lo sa. E così è per il quartiere di San Giovanni o per altre periferie, loro del pollo non ne hanno sentito e non ne sentono neanche l’odore.

Ecco che da queste mie congetture ora penso si capisca in maniera più chiara che i Piani Regolatori generali meno che mai, ma neanche i Piani Particolareggiati o i Piani di Recupero servono a nulla se non disegnati con la metodologia architettonica.

STANDARD urbanistici in EUROPA

Tutti quei piani e le loro sigle non servono proprio a nulla, se non realmente finalizzati alla qualità dello spazio architettonico urbano, qualità che non può essere poi affidata al cosiddetto arredo urbano: non si può pensare che con qualche imbellettamento si dia qualità allo spazio, e qualità dello spazio significa qualità della vita.

Noi non possiamo pensare ai vari standard, se non collegandoli qualitativamente alle zone, noi non possiamo pensare più alla zonizzazione, che caratterizza ormai tutta quanta la pianificazione urbanistica dalla legge del ’42 ad oggi. Non possiamo più individuare e separare nel territorio determinate aree. Così facendo, arriveremo ad un olocausto, ancora più tremendo, nelle nostre periferie.

 


QUARTO

 

DI CONTRO NON SI PUÒ’ RITENERE CHE CON LA SEMPLICE INTEGRAZIONE DI ZONE O CON L’INTEGRAZIONE DEI SERVIZI DEGLI STANDARD CON LE RESIDENZE, SI RISOLVA IL PROBLEMA DELLE PERIFERIE.

CASE del POPOLO a PORTICI – progetto – 1982

 

Non significa fare tutto lì.

Per esempio le zone industriali non devono assolutamente più stare nelle periferie urbane.

I Piani A.S.I., le aree di sviluppo industriale devono essere inserite in un progetto di Architettura del territorio, che tenga conto anche dello sviluppo delle altre realtà produttive, ma sempre e comunque lontano dalle aree urbane e sempre e comunque nel rispetto dell’ambiente.

Non si può obbligare l’uomo della periferia in "macchine per sopravvivere" letteralmente.

L’integrazione dei servizi con le residenze, non può confondere le ferrovie con le case, le automobili con le piazze, i parcheggi con le strade o i palazzi.

Ecco che, per esempio, va pensata una struttura di trasporti – assolutamente primaria per riscattare i quartieri ad est, congestionati anche dalla megalopoli dell’hinterland vesuviano e costiero – che non si sovrapponga allo spazio, al luogo naturale e architettonico, ma ne diventi un reale filtro.

Non è pensabile che le linee di Metropolitane in progetto, pur se più utopiche che reali, si blocchino alla Ferrovia. Anzi esse devono propagarsi in Piani Intercomunali ( vedi la sacca di San Giorgio fra San Giovanni e Barra ed i comuni su richiamati) fino all’ultima propaggine. Ciò nonostante, non si può pensare di integrare tale funzione, puramente come tale, fra i balconi ed i panni al sole delle nostre case. E neanche si può pensare di utilizzare la vecchia FF.SS. Napoli – Battipaglia. Essa va assolutamente eliminata dalla costa, non forse per permettere quella ormai famosa strada prevista anche dalla Protezione Civile, ma per bonificare un’area da riscattare all’architettura della città.


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  • Le immagini dei progetti di Ermanno Corsaro sono tratte dalle opere pubblicate e dal repertorio dell’autore.

    Nota biografica.

    Ermanno Corsaro è nato a Catania il 6-9-53. Si è laureato con lode a Napoli nel ’78. Ha collaborato fino all’83 all’Istituto di Progettazione della stessa Facoltà. Vincitore di concorso è docente di Discipline Architettoniche al Liceo artistico di Napoli. Ha partecipato a numerosi concorsi e mostre Nazionali ed Internazionali, ricevendo premi e segnalazioni ufficiali. Molte opere sono pubblicate su varie riviste e cataloghi.

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