Vittorio Aprea CAMPOSANTO :::::::::::::::::::::::
Nel meriggio purpureo autunnale tra monumenti dipinti di pallore confitto nella terra come strale ergesi un cipresso a contar l'ore. Conta l'ore pei miseri mortali che, genuflessi, piangono agli avelli dei loro cari e lacrime ferali corrono sugli eburnei ultimi ostelli. E voi, immoti, freddi, resupini, vi lasciate inondar da tanto pianto? Non disdegnate le preci e i capi chini? Siete già pietrel E i vivi a voi daccanto sono già massi a rovinar vicini... D'un passero al cipresso s'ode il canto!
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