XENOFOBIA

 

 

Troppo spesso leggiamo di episodi di razzismo e xenofobia.

Cosa muove queste espressioni sociali ben poco democratiche?

La presenza di disoccupazione è sicuramente un elemento scatenante, lo straniero diventa un capro espiatorio delle proprie difficoltà di trovare un lavoro.

Ci sono aree in Europa, ad esempio nella ex DDR (Germania dell’Est), dove agli immigrati viene proibito di andare in discoteca o di frequentare alcuni bar o ristoranti a pena di essere severamente aggrediti e picchiati.

Xenofobia esiste però anche in zone ad alta occupazione – vedi Nord-Est Italia – quindi deve esserci un tessuto sociale permeabile.

Permeabile a cosa? All’idea che la diversità sia generatrice di caos e quindi sia da reprimere. L’intolleranza in genere prende origine da questo tipo di substrato "culturale".

Per chi è abituato a risolvere i conflitti con la repressione sono "normali" quelle espressioni di violenza contro gli immigrati.

Tessuto sociale e disoccupazione, dunque, diventano una miscela esplosiva.

Che fare?

Per combattere la disoccupazione i governi e l’economia possono fare più di quello che stanno facendo.

Il tessuto sociale si può migliorare attraverso l’informazione.

Poi, ma non da ultimo, bisogna fare in modo che ci siano ingressi controllati di manodopera straniera e bloccare le immigrazioni clandestine che alimentano le tensioni sociali.

Bisogna – soprattutto - che l’Occidente si impegni a creare condizioni di sviluppo nei Paesi poveri del Mondo perché, altrimenti, non riusciremo mai a fermare le immigrazioni clandestine, le aspirazioni di persone del cosiddetto "Terzo Mondo" che vogliono anche loro partecipare al banchetto e mangiare un po’ della torta che viene spartita tra le genti dei Paesi Occidentali e ricchi.

 

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