arte: VAN GOGH E GAUGUINl'avventura del colore nuovo

 

Gauguin

 

Van Gogh, l’introverso e Gauguin, l’estroverso.

Van Gogh, uomo inquieto e pittore insoddisfatto. Gauguin, uomo sereno e pittore innovativo.

Van Gogh è stato un pittore che, nella fedele rappresentazione della natura, trovava la pace con stesso. Gauguin è stato un pittore che, nella ricerca del nuovo, trovava stimoli e realizzazione.

 

Van Gogh si sentiva inadeguato, di fronte alle frequenti pressioni del fratello mercante d’arte e dell’amico Gauguin, che lo esortavano a cambiare qualcosa della natura che amava dipingere così fedelmente. Questo senso d’inadeguatezza, rispetto alle innovazioni artistiche della sua epoca, credo abbia contribuito allo sviluppo della malattia mentale degli ultimi anni della sua vita.

 

Mentre la malattia mentale di Van Gogh degenerava fino al suicidio, Gauguin andò a Tahiti (nel 1891),  deciso a trovare un mondo vergine dal quale attingere nuovi motivi ispiratori.

Risale a quel periodo la stagione artistica più feconda e creativa di tutta la carriera di Gauguin.

Nelle Isole Marchesi, Gauguin morirà felice ed appagato.

 

Van Gogh incontrò Gauguin nel 1886 a Parigi ma, due anni dopo, preferì stabilirsi nel sud della Francia, ad Arlés, per lui luogo più tranquillo e meno conflittuale di Parigi.

Gauguin lo raggiunse, ma il loro sodalizio s’interruppe presto e bruscamente; Van Gogh cominciò, infatti, a dare segni evidenti della sua malattia nervosa, arrivando a tagliarsi un orecchio.

Van Gogh non nasce pittore, lo diventa studiando, spronato dal fratello Théo, mercante d’arte.

I suoi primi dipinti hanno tratti elementari e la stesura del colore appare impacciata.

Gauguin, invece, maturò la passione per l’arte in maniera autonoma, anche se, prima, fece tutt’altro (il marinaio e l’agente di cambio).

Per entrambi – tuttavia – la carriera artistica era un modo a portata di mano (nel vero senso della parola!) per evadere dalla misera, per affrancarsi dalla povertà.

 

Gauguin

 

Paul Gauguin, allievo di Pissarro, osservava ed elaborava la natura, introducendo toni, colori, elementi nuovi; dipinse non ciò che vedeva ma ciò che immaginava di vedere.

Ricordo – al riguardo - per le forme solide, i primi piani ed i colori audaci immaginari:

“La visione del sermone” del 1888 – National Gallery of Scotland – Edimburgo

Del periodo tahitiano ricordo per fascino e bellezza:

“Tre tahitiani” del 1899 - National Gallery of Scotland – Edimburgo

“Idillio a Tahiti” del 1901 – museo di Zurigo

“L’offerta” del 1902 – museo di Zurigo.

 

Van Gogh

 

Vincent Van Gogh, allievo della sua volontà e della sua debolezza emotiva, ama gli impressionisti ed è la natura la sua “modella”.

Egli cercherà di rispondere alle pressioni, sforzandosi d’introdurre elementi di modernità, come nell’ “Autoritratto con cappello di paglia” dai colori intensi e dai tocchi moderni, dipinto a Parigi nel 1887 o come “Madame Roulin” del 1888-89 dipinto alla maniera di Gauguin, cioè con tratti marcati e sfondi accesi.

Questi dipinti, anche se molto ben riusciti per noi che li guardiamo, per lui devono essere state violenze artistiche al suo essere.

L’inquietudine degli ultimi anni è ben visibile in dipinti come “Farfalle in giardino” del 1889 o “Campo di papaveri” del 1890 o “Sentiero di notte in Provenza” del 1890, dove le macchie di colore sostituiscono linee e contorni definiti. Qui c’è la modernità e l’originalità dei dipinti di Van Gogh. La malattia mentale gli ha – così – fornito nuova linfa espressiva!!

 

Queste mie conoscenze si sono rese possibili grazie alla bellissima mostra allestita al Museo di Santa Giulia a Brescia dal 22 ottobre 2005 al 19 marzo 2006 ed intitolata “Gauguin – Van Gogh: l’avventura del colore nuovo”. Vista la grande affluenza di pubblico, consiglio di prenotare la visita sul sito www.lineadombra.it per evitare lunghe code alla biglietteria.

 

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