IL PRIMO E-MAIL: QWERTYUIOP

 

 

Avete mai sentito parlare di Ray Tomlinson?

Sono sicura che, come me fino ad oggi, la maggior parte di voi risponderà negativo.

Beh, Ray è l’inventore della e.mail ovvero posta elettronica, quel sistema di messaggeria – oggi stranoto - con il quale è possibile comunicare da un computer all’altro.

Il nostro Ray lavorava ad un progetto per la Difesa americana.

Dobbiamo andare indietro nel tempo di trent’anni, c’era ancora la Guerra fredda e gli Stati Uniti avevano "paura" dell’URSS e della sua potenza nucleare. I dirigenti della Difesa pensarono allora di creare un nucleo di ricerca (Arpanet) il cui scopo era dare la possibilità ai sistemi di controllo e comando dell’esercito americano di funzionare anche dopo un attacco nucleare. Serviva che i computer fossero collegati tra loro e serviva che la rete fosse plastica e pronta a funzionare con un calcolatore in meno o uno in più.

L’intuizione di Tomlinson venne così naturale, spontanea che non sembrò neppure una genialità. Il primo messaggio di prova fù così banale – la serie di lettere sulla tastiera sotto i numeri, cioè QWERTYUIOP – che, da solo, dimostra come quella apparve al suo inventore come una scoperta poco importante, un passaggio obbligato per arrivare a qualcosa di più storico.

Beh, devo dire che al mondo esistono anche delle persone tanto geniali quanto umili.

La posta elettronica è oggi uno strumento di lavoro, di studio e di svago. Nelle grosse Aziende – e non solo in quelle grosse – ogni dipendente impiegato – ha la sua casella di posta elettronica, attraverso la quale invia documenti ed informazioni lavorative ai colleghi, magari sparsi per l’Italia o per il mondo, senza perdere tempo e denaro in invii postali e/o consegne personali.

Beh, il nostro Ray non è diventato né ricco né famoso e, devo dire la verità, mi fa un po’ tenerezza perché mi ricorda l’immagine di quei lavoratori onesti, instancabili e non ambiziosi cui rimane "l’osso della polenta", superati dall’ambizione e dalla fortuna dell’ultimo "rampante" arrivato che, sfruttando quell’embrione di conoscenza, non solo diventa famoso ma pure ricco.

 

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