La magnifica Nona sinfonia, ancora oggi considerata al
vertice della musica classica, fu composta da un
artista completamente sordo: Ludwig van Beethoven.
Beethoven nacque il 16 dicembre 1770 e nel 1796, all’età di
26 anni, fu colpito da atosclerosi, una malattia dei nervi acustici che lo
portò velocemente alla sordità.
La malattia, come dicevo, ebbe inizio nel 1796, quando
Beethoven aveva solo 26 anni, peggiorando progressivamente fino a causare la
sordità totale. La patologia lo accompagnò per l’intera carriera compositiva e,
dunque, Beethoven diventa il più grande musicista, mentre è affetto da una
malattia che gli impedisce di sentire.
Trovo questo fatto estremamente
importante per il significato che porta con sé: il talento, qualunque esso sia,
nasce dall’anima ed ogni cellula ne porta traccia, l’orecchio – nel caso del
talento musicale – è solo un dettaglio.
Ludwig van Beethoven non poteva sentire ciò che stava
componendo, ma la sua musica veniva dal profondo, le note prendevano suono
nella sua fantasia.
La sua malattia lo costrinse a comporre immaginando
mentalmente i suoni che non poteva più percepire con i sensi.
Una persona normale apprezza la musica perché la sente e
l’orecchio è il nostro interlocutore; quando la funzionalità di quest’importante
organo di senso viene meno, è difficile immaginare un suono e le sue emozioni,
a meno che la forza del talento musicale sia così grande da poter sbocciare
sempre e comunque.
Il talento nasce dall’anima, è scritto nelle cellule del
DNA, solo la morte dell’intero organismo – non la malattia – può ucciderlo.
Mentre ascoltate
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