PER NON DIMENTICARE

LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA!!!

 

 

Nel 1969, anno della strage di Piazza Fontana, avevo 11 anni. Pochi per capire il significato politico di quell’attentato ma abbastanza per disprezzare atti terroristici che colpiscono nel mucchio, uccidendo persone che sono lì per caso.

Dopo trent’anni, siamo all’ottavo processo!

I mandanti – politici, servizi segreti italiani ed americani – sono coperti dal "segreto di Stato", vale a dire che i personaggi "in alto" coinvolti sono talmente tanti che si dovrebbe processare un’intera classe politica e nessuno ha il coraggio di farlo.

La soluzione adottata, sin dall’inizio, è stata fatta di depistaggi, silenzi ed omertà con la complicità dei servizi segreti americani che avevano interesse a pilotare un governo forte ed a frenare l’ascesa dei comunisti.

Per quanto riguarda gli esecutori – risulta ormai accertato che trattasi di neofascisti veneti – uno dei probabili responsabili (ancora parliamo di "probabili" dopo trent’anni!!!) è oggi un miliardario che vive in Giappone ed ha la cittadinanza giapponese.

In trent’anni, come vedete, poco si è fatto per dare giustizia ma molto si è fatto per mettere tutto a tacere.

La sede dei processi di strage è stata spostata da una città all’altra, per prendere tempo, sperando che il tempo ammorbidisca la rabbia e diluisca la memoria; quando poi la pista è quella giusta, tutte le scuse sono valide per cambiare la sede dell’istruttoria, tra Roma e Milano, allora, qualcosa si perde per strada e tra incartamenti e cambiamenti di procuratori, qualcosa passa nel "dimenticatoio".

Come possono i giovani avvicinarsi alla politica con ottimismo e con fiducia se i messaggi che arrivano sono del tipo "facciamo finta che non sia successo niente"!?!

Anche la scuola preferisce non parlare delle stragi degli anni settanta/ottanta, la discussione che ne deriverebbe creerebbe critiche accese al sistema politico ed alla giustizia del paese!!

Meglio tacere?? Credo proprio di no, il silenzio è peggiore del male perché le notizie "girano", il nuovo processo a Milano è sulle pagine dei giornali, tuttavia l’assenza di discussione nei luoghi educativi – in primis, scuola e famiglia – le rende "non degne" di nota, poco importanti, normali.

Perché non nutrire le coscienze di questi giovani? Perché non dar loro elementi di riflessione? Perché lasciarli appiattire in superficie?

 

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