di
Lucio Della Seta
Editore Marsiglio
Ho
letto questo libro con grande interesse, consapevole che il senso di colpa è il
primo disturbo nella corsa dell’uomo verso la sua realizzazione.
Lo
psicologo Lucio Della Seta affronta l’argomento con sapere scientifico, clinico
e personale offrendo al lettore importanti spunti di riflessione ed
autoanalisi.
Il
senso di colpa, che genera ansia e panico, è un sentimento d’inadeguatezza
infantile che rimane impresso nell’adulto, nel quale riemerge in presenza di un
pericolo solo immaginato, un pericolo immaginato per la propria immagine e la
propria autostima.
“Un bambino non sa chi è, non sa se è
buono o cattivo, non sa se vale o non vale; vegeterebbe in questo limbo se non
ricevesse informazioni su sé stesso dai genitori, che con i loro atteggiamenti
e comportamenti danno consistenza al suo essere.” Il genitore sente su di sé la responsabilità
dell’educazione e, spesso, riflette sul figlio le sue ansie, le sue aspettative
e le sue paure. A fronte di rimproveri, imprecazioni, punizioni, severità
sproporzionate o non spiegate, in buona fede ovviamente, il bambino finisce per
sentirsi colpevole, per sentirsi sbagliato, per sentirsi inadeguato rispetto
alle richieste dei genitori suoi luminari. Il senso di colpa s’imprime così
nella psiche del bambino per riaffiorare nell’adulto, quando si presenta il
pensiero di una situazione minacciosa alla propria autostima, perché basta
poco, una goccia, per far riemergere quell’antica sofferenza.
La
risposta “senso di colpa” è iscritta nel codice genetico, ma si può, con la
conoscenza educativa, evitare di ferire l’amor proprio di un bambino, avendo
cura – ad esempio – di spiegare che lo si sgrida perché è sbagliato ciò che ha
fatto, non lui; in questo modo si possono evitare i comportamenti che scatenano
la risposta “senso di colpa”.
La
risposta “senso di colpa” ha un’origine evolutiva e, indubbiamente, in un
piccolo della specie umana che rimaneva (e rimane) dipendente dai genitori per
diversi anni, in quanto incapace di interagire autonomamente con il mondo
esterno, l’ansia ed il panico sono utili per evitare situazioni di pericolo
reale per la sua sopravvivenza.
“Ma ora gli uomini si trovano in un
punto della loro storia evolutiva in cui le risposte automatiche al pericolo
scattano anche su informazioni che ricevono dal pensiero.”
Basta
il pensiero di un pericolo alla considerazione di sé, alla propria immagine, la
paura di un’incomprensione, la paura di essere mal considerati o valutati
perché si scateni quella tempesta neurovegetativa che si chiama ansia o panico
e che ci fa soffrire senza ragione, senza motivo, con la forza del solo
pensiero, impresso da traumi infantili.
Forse
un giorno, questa funzione neurologica si autoestinguerà dopo l’infanzia perché
non più utile, così come già oggi succede per il timo.
Per
ora ed in attesa che l’evoluzione svolga il suo compito, possiamo imparare a
combattere ed attenuare – in maggiore o minor misura – le sofferenze causate
dal complesso di colpa, con la conoscenza, il dialogo interno ed il
comportamento.
Chiare
e ben descritte le tre regioni o potenze psichiche: l’Es, che è la sede degli
istinti, l’Io, che è l’agente della nostra personalità globale ed ha il compito
di soddisfare al meglio le nostre esigenze psicofisiche ed il SuperIo, che è il
giudice, il tribunale dell’Io. Quando siamo di malumore, o in ansia, o siamo
tristi, vuol dire che c’è un processo in corso.
Molto
ben trattato anche il problema del “libero arbitrio”: esso è un inganno che
alimenta il senso di colpa. Vediamo perché.
Le
conclusioni raggiunte dalle più grandi menti dell’umanità escludono l’esistenza
del libero arbitrio, ossia l’uomo non ha libertà di scegliere ciò che fa perché
è sottoposto, come tutto ciò che lo circonda, alle leggi della natura,
dell’Universo; pertanto,
“egli non è in
grado di prendere decisioni libere, ovvero autonome ed indipendenti dalle forze
esterne ed interne che ne determinano l’esistenza. Sarebbe come se una cometa
decidesse lei dove andare.”
Nessuno
è padrone dei propri sentimenti. Nessuno è colpevole di ciò che gli succede,
perché non è in grado – come essere dell’Universo – di scegliere. Egli ha
l’illusione di farlo, ma – in realtà – la sua presunta scelta è obbligata,
dalle pressioni interne ed esterne, quindi non è una scelta. Noi possiamo
scegliere solo ciò che è nel nostro interesse: faremo solo ciò che è più gratificante, o meno frustrante, per noi.
Nonostante
l’impossibilità di avere un libero arbitrio, sentiamo di averlo; è come avere
un arto fantasma. Ciò succede perchè le
nostre capacità di percezione del reale sono limitate; “gli uomini si sentono liberi solo perché sono consapevoli delle loro
azioni, ma sono inconsapevoli delle cause che le determinano.”
“Se riusciamo a capire ed a sentire
che il libero arbitrio non può esistere e, insieme, impariamo a non farci più
condizionare da quello che gli altri possono pensare di noi, il senso di colpa
e l’ansia svaniscono.”
“Onora
i tuoi figli.” Così termina il libro, così termino la mia recensione.
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