Ottobre 2005
Nel panorama televisivo attuale, Report
è una delle poche trasmissioni che fa onesta
informazione pubblica. Gli argomenti sono trattati con concretezza e
trasparenza, con dovizia di particolari ed ampie interviste.
In una delle ultime puntate si è parlato del dissesto idro-geologico e dei finanziamenti pubblici per gli interventi.
Ne è uscita – come al solito - una puntata molto
interessante, che vi voglio raccontare, almeno in parte.
Dopo l’alluvione di Firenze del 1966, si cominciò a
discutere di tutela dei territori a rischio idrogeologico. 3 anni dopo nasce
l’idea (!!!) del “Piano
di Bacino”.
Per prepararlo e renderlo obbligatorio ci sono voluti ben
32 anni!!!
Esso prevede che ogni fiume d’Italia venga
studiato dalla sorgente alla foce, per vedere quali problemi di frane o esondazione (alluvione) crea attorno alle zone abitate.
Allo studio seguono i piani d’intervento che si chiamano PAI e che sono finanziati dal Ministero dell’Ambiente (leggasi: da
noi cittadini che paghiamo le tasse). I piani d’intervento, cioè le priorità, sono definiti e gestiti dalle Regioni.
Nel 2002, però, la legge nr. 179
dà la facoltà al Ministero dell’Ambiente di finanziare direttamente i
comuni che hanno un dissesto, anche se non sono inseriti nei Piani di Bacino.
Questa legge ha dato la possibilità a comuni, con amministrazioni
amiche del Ministro, di ottenere finanziamenti ignorando le pianificazioni
regionali ed il carattere d’urgenza d’altre realtà.
In Emilia Romagna, ad esempio, di frane ce ne sono 32.000,
ma il Ministro Matteoli ha finanziato direttamente
comuni fuori dalla pianificazione regionale.
- Bobbio (in provincia di
Piacenza) ha ricevuto il doppio del finanziamento richiesto (un milione di euro) per mettere in sicurezza un’area dove si vuole
costruire = nessuna frana regolarmente inserita nei piani di bacino;
- quattro comuni della comunità montana dell’Appennino
parmense hanno ricevuto finanziamenti non urgenti grazie all’opera di favore
d’uomini politici e grazie ai buoni rapporti con sottosegretari ministeriali =
nessuna frana regolarmente inserita nei piani di bacino;
- a Salsomaggiore sono andati 3 milioni e 700 mila euro per
interventi che non erano stati previsti dall’autorità di bacino = nessuna frana
regolarmente inserita nei piani di bacino.
Che dire – poi – dei finanziamenti a pioggia arrivati nei
Comuni di Lucca (oltre 12 milioni di euro) e di Massarosa (oltre 8 milioni di euro), collegio elettorale
del Ministro dell’Ambiente Altero Matteoli?!? Certo, la provincia di Lucca è una delle province più a
rischio idrogeologico, ma non è l’unica e nemmeno la più grave!
Che dire – poi – dei piani regolatori che cambiano al
cambiare delle amministrazioni comunali?!? E’ il caso
della Valeseriana (alto bergamasco)
dove il piano geologico comunale stabiliva che in quella zona era pericoloso
costruire; cambia l’amministrazione, cambia il geologo e la zona diventa
edificabile!!
Che dire – poi – delle amministrazioni comunali che
cambiano il geologo fino a trovarne uno che attesti che l’area è edificabile?!? No comment
Che dire – poi – dell’area a rischio idrogeologico di Monza
che viene ridimensionata grazie alla costruzione di un
canale di
Il punto è che quel canale costa un patrimonio ed è
probabile che non lo faranno mai ….ma le pressioni per
costruire palazzi sono tante ….gli interessi economici
sono grandi ….gli amici che spingono sono influenti
…….allora, ci ha pensato la regione Lombardia, approvando una legge che
impedisce di modificare quel piano regolatore!!
Intanto, i cittadini
che hanno subito le alluvioni negli ultimi anni, Alessandria, Casale
Monferrato, Lodi, Monza, stanno ancora aspettano gli
interventi di messa in sicurezza delle loro aree più a rischio.
Queste pregevoli trasmissioni servono a
renderci un po’ più consapevoli e reattivi ……l’indignazione è la
premessa al cambiamento!
Sito internet Report: www.report.rai.it
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