LE RIFORME COSTITUZIONALI DEL GOVERNO BERLUSCONI

 

 

ottobre 2004

 

Non conosco il testo completo delle riforme costituzionali approvate dal Parlamento italiano ma vi assicuro che la parte relativa ai nuovi poteri del Primo Ministro (parte che ho letto!) è sufficiente a preoccuparmi sul futuro democratico dell’Italia.

 

Non a caso, l’informazione televisiva sull’argomento “riforme costituzionali” lascia a desiderare e preferisce perdere tempo a discorrere sull’”isola dei famosi”, piuttosto che sui cambiamenti istituzionali in atto.

 

Veniamo al dunque.

Il Primo Ministro (ex Presidente del Consiglio) può porre alla Camera la questione di fiducia, quando - ad esempio - trova troppi ostacoli nell’iter di approvazione delle leggi.

 

Prima della riforma, in caso di sfiducia, il Presidente del Consiglio poteva rassegnare le sue dimissioni al Presidente della Repubblica, il quale poteva nominarne un altro, su proposta della maggioranza, ma senza conseguenze per il Parlamento.

 

Con la riforma, in caso di voto contrario del Parlamento, il Primo Ministro si dimette ma ciò determina lo scioglimento delle Camere e nuove elezioni.

 

Ciò significa che, con questa riforma, il Primo Ministro terrà in pugno il Parlamento, esponendolo al ricatto del “se cado io, cadi anche tu, quindi è meglio che non mi fai cadere”.

 

Un Primo Ministro despota che non fa certo bene alla democrazia di un Paese, svilendo il ruolo propositivo del Parlamento.

Una proposta di legge del Governo (qualsiasi esso sia) deve poter essere discussa e modificata dall’Assemblea eletta dal Popolo.

In una sana democrazia, non può essere “oro colato” tutto ciò che propone il Governo perché si deve confrontare con il Parlamento, anche a costo di ritardarne l’approvazione!

Il Parlamento, in una sana democrazia, non deve subire le proposte del Governo per il ricatto di scioglimento e di elezioni anticipate!

 

Un altro ruolo che viene svilito è quello del Presidente della Repubblica, relegato a compiti così banali che potrebbero essere affidati anche al primo che passa per la strada.

Prima della riforma, il Presidente della Repubblica era il garante degli italiani, di tutti gli italiani, il vecchio saggio che veglia sull’operato del Governo e non firma le leggi che mettono a rischio la democrazia. Già, prima!

 

Non disperiamo, però …….ci rimane l’arma del referendum!!!!

 

 

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