RIDI CHE TI PASSA

 

 

Maggio 2004

Dal "riso fa buon sangue" al "ridi che ti passa", i detti popolari sottolineano gli effetti benefici della risata, della quale però non bisogna poi eccedere perché "il riso abbonda sulla bocca degli stolti".

Ora la scienza cerca di capire perché ridiamo, quali centri cerebrali sono coinvolti nella risata.

Beh, è un po’ come scoprire l’acqua calda perché già i nostri nonni sapevano che ridere fa bene e questo ….basta!

Tant’è….

In media un adulto ride almeno venti volte al giorno coinvolgendo entrambi gli emisferi cerebrali nella ricerca di una sequenza logica che, non trovata, sconfina in una soluzione inaspettata (la battuta) che ci fa ridere.

La risata ha un valore sociale, cioè è nata per comunicare agli altri membri del gruppo sociale che un imprevisto, un’anomalia riscontrata, una situazione che esce dalle regole non deve essere motivo di preoccupazione. Ah-ah-ah significava allora: nessun pericolo!

Di secoli ne sono passati dall’origine dell’uomo ma la risata, la sua funzione, il suo valore sociale sono rimasti immutati: la risata allenta la tensione, ieri come oggi, la risata aiuta a comunicare, ieri come oggi.

La risata è uno di quei meccanismi arcaici, primordiali legati alla sfera emotiva - ma non solo - che hanno permesso alla specie umana di sopravvivere ed evolversi.

C’è chi pensa di sfruttare gli effetti positivi della risata per curare la depressione ma….non si riesce a ridere a comando! Si può casomai sorridere a comando ma la risata liberatoria e ….sedativa è una funzione spontanea del cervello. Un cervello depresso fa un po’ fatica ad attivare certi meccanismi, per ridere di una barzelletta occorre essere ricettivi ed avere la mente libera da particolari problemi, diversamente non se ne apprezza l’ilarità e si finisce per sorridere di circostanza, senza cioè ricavarne gli effetti positivi. Diciamo che la risata può essere un ottimo coadiuvante nella depressione ma non la medicina.

Cosa ne pensi?

Scrivi a:

Malaguti.cinzia@iol.it

HOME PAGE